Il direttore sportivo della Lazio in una lunga intervista al Tempo parla del suo passato, del presente e degli obiettivi futuri della Lazio.
Q
uesta l’intervista completa a Tare:
Direttore, come inizia la sua passione per il calcio?
«Per strada, a scuola, tra le vie della mia città. Io nasco e cresco nel Partizani Tirana, un club di riferimento per me e per tutta la mia famiglia. Purtroppo sono tanti anni che non torno lì».
In Germania è stata l’esperienza più formativa?
«In Grecia sono diventato uomo, in Germania invece sono maturato come calciatore, ho trascorso 9 anni molto importanti. La Bundesliga era simile a quella di adesso».
Brescia o Bologna?
«Sono state due esperienze importanti, ho stretto un ottimo rapporto con entrambe le tifoserie. I primi anni però sono stati complicati, c’era molto diffidenza nei miei confronti. Poi ho conquistato il rispetto di tutti».
E ha incontrato Baggio.
«Roberto è il sinonimo della parola calcio, i ricordi che ho di lui rimangono unici. Purtroppo non lo sento spesso».
Guardiola?
«Era già un tecnico in campo, con lui si parlava di tattica dalla mattina alla sera. E’ una persona molto preparata, da qualche anno lo sta dimostrando sul campo».
Si ricorda il giorno dell’arrivo alla Lazio?
«Ero in Sardegna, mi chiamò direttamente il presidente Lotito. Il mio impatto non fu positivo, arrivai e mi feci subito male. Sfortunatamente coincise tutto con l’esplosione di Pandev e Rocchi. Per questo motivo faticai molto ad ambientarmi».
Un giorno tornerà in Albania per lavorare nel calcio?
«E’ una cosa che non ho mai negato, mi piacerebbe molto, sono legato al mio Paese. A Roma però alcune frasi sono state fraintese».
È soddisfatto della Lazio attuale?
«Ogni anno sento giudicare con troppo anticipo. I miracoli accadono soltanto una volta nella vita e la Lazio non può essere sempre un miracolo. Ci vuole continuità nei risultati e nei progetti che portiamo avanti. Roma è una piazza particolare, soltanto restando uniti si possono raggiungere determinati traguardi. Però non è semplice, ci sono troppi interessi».
In prospettiva Milinkovic è l’acquisto più importante che ha portato alla Lazio?
«Ce ne sono stati anche altri, purtroppo vengono accolti tutti con diffidenza. Sergej ha dimostrato qualità e personalità. Bisogna lasciarlo crescere e magari anche sbagliare in pace».
Con il Torino che gara si aspetta?
«Una partita da non sottovalutare, hanno in rosa il capocannoniere del torneo. Per il nostro percorso però sarebbe importante partire subito aggressivi, vogliamo raggiungere l’Europa, è questo il nostro sogno».