Walter Sabatini, ex ds di Roma e Lazio, è ospite a Roma Tre per un convegno sul tema ‘Sport e Lavoro’. Un’occasione anche per fare luce – in modo definitivo – sulla sua fede calcistica.
Queste le sue dichiarazioni in proposito: “Sono stato tacciato di essere laziale, ho sempre smentito ma la lealtà è una prerogativa di tutta la vita. La Roma è una malattia e io sono stato contagiato come voi. Per quelli meno fortunati (laziali, ndr) ho sempre rispettato la Lazio che mi ha fatto lavorare un un momento molto difficile della mia vita. La riconoscenza fa parte della mia vita. Mai mi sentirete denigrare la Lazio ma sempre mi sentirete dire che la voglio battere a partire da martedì, in modo arrogante e prepotente”.
LOTITO, TARE E IL 26 MAGGIO
“Le dimissioni nel 2008? Perché con Lotito è tutto mio, tutto mio. Io non posso lavorare con uno così. Mi pesa un po’ dire questa cosa, ma Tare sta facendo molto bene. Il 26 maggio? Ha creato un danno irreparabile per tutti, per me in particolar modo che sono finito all’ospedale tre volte. Potevamo far meglio perché Andreazzoli in campionato aveva una media da Champions League, ma quella partita l’ha sbagliata.”
LO SCUDETTO PERSO
“Quando la Roma perse 2-1 contro la Sampdoria, io ero ds del Palermo. Mi sarebbe bastato anche il pareggio. Stavo davanti al televisore e volevo morire, il primo tempo poteva finire 6-0. Coltivavo la mia utopia di andare in Champions League con il Palermo.”
STADIO E BARRIERE
“Baldissoni si è molto impegnato con le istituzioni per trovare una soluzione. Pensate quanto sarebbe bello uno stadio pieno, senza eccessi. Ma non si può privare uno stadio ai tifosi. Il calcio è della gente. È un concetto che alcuni presidenti che ho frequentato non conoscono.”
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