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Minala: “Alla Salernitana per portarla dove merita. Fuori rosa alla Lazio perché…”

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L’esplosione nella Primavera gli aveva lasciato presagire un futuro roseo tra i professionisti. E invece Joseph Minala ha visto la propria parabola precipitare sempre più in basso, fino al culmine della mezza stagione passata fuori rosa nella Lazio. Di questo e della nuova avventura alla Salernitana – dove ha ritrovato uno dei suoi maestri, Alberto Bollini, ma anche i 90′ di gara – il camerunense ha parlato ai microfoni di ‘Telecolore’.

MINALA SPIEGA PERCHE’ ALLA LAZIO ERA FUORI ROSA

Minala ha parlato della sua nuova esperienza: “Sono venuto qua perché voglio cercare di portare la Salernitana dove merita, nelle posizioni che contano. Adesso dobbiamo pensare solo alla partita di venerdì col Vicenza. Perché sono rimasto fuori rosa alla Lazio? Non per scelta di Inzaghi. Giocavo nella sua Primavera insieme a Tounkara, Murgia e Lombardi e gli abbiamo permesso di ottenere dei successi. Adesso sto pensando a fare bene qui, con la mia società di appartenenza farò i conti più avanti.

Mi avevano persino convocato come fuori rosa anche per la Coppa d’Africa col Camerun. Non mi ci hanno fatto andare, ma fortunatamente abbiamo vinto. Prima di sabato, era dall’ottobre del 2015 che non giocavo e ne ho sentite dire tante. Quando sono arrivato a Latina, avevo problemi al tendine: all’inizio ho stretto i denti, ma poi mi sono dovuto fermare perché faceva molto male. A gennaio poi sono andato al Bari, ma il tendine continuava a farmi male. Mi sono curato tutto l’anno, anche in estate quando sono tornato alla Lazio. Ho deciso di curarmi bene per presentarmi al 100% alla prima chiamata di una squadra, quindi non sono certo arrivato qui in vacanza”.

SUGLI INIZI DI CARRIERA

“Da piccolo giocavo a pallone, ma non speravo di poterlo fare come mestiere perché la mia famiglia non se lo poteva permettere. Poi una persona mi propose un provino per il Milan e la mia famiglia ha fatto sacrifici, ricorrendo anche ad alcuni prestiti, per trovare la somma necessaria per farmi fare il viaggio. Arrivato a Roma Termini, ad undici anni, quella persona però è scomparsa e non l’ho più vista fino ad oggi. Mi aveva dato anche un telefonino senza scheda, così, non sapendo cosa fare, mi sono subito rivolto alla polizia. Da lì mi hanno mandato in una casa famiglia e ho iniziato a giocare nei tornei organizzati dalle case famiglia.

Poi ho sostenuto un provino con il Napoli ed è andato bene. Sono stato un anno in azzurro, ma poi ho saputo che avevano avuto difficoltà nel mio tesseramento e sono tornato a Roma. Qui, all’età di dodici anni, ho iniziato a giocare nella Vigor Perconti.  La storia dell’età? Cattiverie. È che ad un certo punto della mia vita ho dovuto dire no ad alcune persone che non hanno creduto in me in precedenza. Purtroppo qualcuno ci è rimasto male e ha voluto danneggiare la mia carriera, ma sono sempre stato tranquillo. Il razzismo? Secondo me non finirà mai. Esiste e non si può nascondere. Personalmente però non mi sento offeso e non do tanta importanza all’argomento”.

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