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Manzini incensa l’era Cragnotti e il 26 maggio. E su Lotito…

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Una passione, quella per la Lazio, trasformata “in un lavoro fantastico, il più bello del mondo“. Il percorso di Maurizio Manzini con i biancocelesti è iniziato nel 1971, come collaboratore, per poi, nel 1988, grazie all’intuizione di Calleri, trasformarsi in team manager. Una vita dedicata alla prima squadra della Capitale che il dirigente ha voluto raccontare sulle pagine de ‘Il Tempo’.

LA SQUADRA DI MAESTRELLI E CHINAGLIA…

Il viaggio nel libro dei ricordi inizia dalla squadra di Maestrelli e Chinaglia che regalò il primo scudetto: “Soltanto un grande uomo come Maestrelli poteva portare a termine un’impresa simile in uno spogliatoio dove accadeva di tutto. Era una banda di matti, ma tutti rispettavano il mister, soprattutto Giorgio Chinaglia“.

…E QUELLA DI FASCETTI

Indimenticabile è anche il gruppo guidato da Fascetti, che riuscì a salvarsi dalla C nonostante i nove punti di penalizzazione: “Se siamo ancora a grandi livelli lo dobbiamo a loro, ma soprattutto a Giuliano Fiorini, un ragazzo meraviglioso. Un boato come quello che c’è stato al suo gol con il Vicenza all’Olimpico, non s’è mai più sentito, roba da far tremare le gambe“.

TRA CRAGNOTTI E 26 MAGGIO

La situazione cambia decisamente con l’arrivo di Cragnotti, anche se nella mente di Manzini rimarrà indelebile il ricordo della Coppa Italia del 2013 vinta in finale contro la Roma: “È cambiata all’improvviso la dimensione, abbiamo viaggiato tanto e vinto parecchio. I successi sono tutti belli e indimenticabili, ma da laziale permettetemi di dire che il 26 maggio 2013 non lo dimenticherò mai, è stata la gioia più grande della mia vita. Lotito? La Lazio sarebbe sparita senza il suo aiuto, a differenza di De Laurentis e Della Valle, il presidente non ha fatto fallire la società. Anzi, ha mantenuto marchio e salvato la storia“.

STASERA LAZIO-MILAN, RICORDANDO IL ’98

Stasera all’Olimpico la Lazio ospita quel Milan battuto in un’altra finale di Coppa Italia, quella del ’98: “Esultai in maniera incredibile, ci sono ancora le immagini tv che ogni tanto passano. Saltai talmente alto che rischiai di strapparmi“.

IL ‘FIGLIO’ GASCOIGNE

In chiusura anche una battuta su Gascoigne, suo autentico pupillo: “Gli ho voluto bene come un figlio. Ci sentiamo spesso, è un ragazzo d’oro, generoso, eccezionale sotto tutti i punti di vista. […] Tecnicamente credo sia stato tra i giocatori più forti della storia del calcio, un fenomeno assoluto“.

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