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Mi manca già l’aria di questa notte, dove tutto è sospeso in bilico tra la vita e la morte.” Luca Crecco quella sera a Firenze sapeva che non sarebbe potuto finire tutto lì. Che notte quella notte: c’era Simone Inzaghi in panchina, Thomas Strakosha in porta, Alessandro Murgia a centrocampo, Cristiano Lombardi in attacco. Ma il leader era lui, Luca Crecco, uomo ovunque sulla mediana ed autore della doppietta che ha lasciato a bocca aperta lo stadio Franchi di Firenze.
Una doppietta per le stelle, per la Coppa Italia attesa da 35 anni per la Lazio Primavera. Che sbanca Firenze, quattro a due dopo il tre a uno dell’andata. Una specie di dream team, quello biancoceleste, forse ancor più forte di quello che dieci mesi prima aveva conquistato lo scudetto a Gubbio. C’erano anche Seck e Pollace in difesa, Joseph Minala miglior giocatore stagionale del campionato Primavera, Chris Oikonomidis, Mamadou Tounkara.
Tutti ragazzi che sembravano predestinati, ma Crecco sembrava avere qualcosa in più, la maturità del giocatore già navigato nonostante la giovanissima età. Ci si aspettano grandi notizie in arrivo dalle sue esperienze in prestito in Serie B dopo il trionfo allo stadio Artemio Franchi. E invece dopo un ottimo campionato in cadetteria a Terni con trentaquattro presenze, Crecco cambia altre quattro maglie (Virtus Lanciano, Modena, Trapani ed Avellino), senza riuscire a ritrovare il filo della sua precoce maturità.
Nel tragitto tra le stelle e la strada, l’unica chiamata a offrire la grande chance al ragazzo poteva arrivare solo dal suo mentore: Simone Inzaghi, nel frattempo passato in prima squadra con molti dei suoi ragazzi, al mercato invernale non chiede rinforzi, ma quando Crecco rientra alla base dal prestito all’Avellino, è perentorio: lui resta qui. E potrebbe essere un nuovo inizio, una nuova alba, una nuova luce tra le stelle del firmamento laziale. Difficile da immaginare adesso, ma qualcuno si sarebbe aspettato gli exploit di Strakosha dopo il flop a Salerno e di Lombardi dopo averlo visto all’opera in Lega Pro? A decidere sarà il campo, unica vera via tra la strada e le stelle.
Fabio Belli