Da un paio di settimane sta andando in scena una spinta mediatica della stampa per la costruzione del nuovo stadio. Quella stessa stampa che fece le pulci a Lotito quando presentò lo “Stadio delle Aquile” e che invece accetta i diktat di Pallotta.
DIFFERENZE MEDIATICHE
La spinta mediatica è stata inarrestabile. Avevano un obiettivo e l’hanno centrato. Sono stati in grado di accendere i riflettori sul progetto dello stadio. La stampa da parte sua non si è messa di certo di traverso. Non si è mai sentita una titubanza, nessun problema di speculazione: lo stadio si doveva fare punto e basta. Eppure quando presentò il progetto Lotito di appunti ne sono stati fatti tanti. Prima i terreni non edificabili, poi i terreni sulla Tiberina a rischio esondazione. Gli stessi laziali si sono detti per la maggior parte sfavorevoli. Dall’altra parte del Tevere invece lo stadio si doveva fare a tutti i costi. Primo motivo: bisogna aumentare i posti di lavoro. Poi per la pubblica utilità perchè la zona deve essere bonificata. E come se non bastasse anche Pallotta che ha minacciato di lasciare Roma e la Roma. Questo è quello che alla fine ha preoccupato di più. Unicredit si sarebbe ritrovata con un asset come l’AS Roma fortemente indebitato. Conoscendo il momento è facile comprendere come le banche siano già in sofferenza e vogliono assolutamente evitare altri debiti. Ergo tutti hanno remato dalla stessa parte e hanno raggiunto l’obiettivo. Come laziali è fondamentale tornare ad essere un popolo unito senza divisioni per non essere risucchiati da questa situazione. Senza perdere la nostra identità e senza scendere a compromessi. Il futuro comincia da noi.