Il suo ruolo è quello di aiutare i portieri a tenere inviolato il proprio fortino ed è quindi forse quello più importante nei successi della Lazio. Stiamo parlando del preparatore Adalberto Grigioni, intervenuto in un’intervista a 360° ai microfoni del portale ‘Il Portiere’.
SULLA SUA CARRIERA, DA CALCIATORE E ALLENATORE
“La mia passione per il ruolo è innata: a 6 anni giocavo in porta e non ho mai pensato di cambiare ruolo. Dell’estremo difensore mi piaceva tutto, dall’abbigliamento al tuffarsi, ma soprattutto sentirsi importante dopo aver salvato una rete. Terminata la mia carriera nel 1988, ho iniziato ad allenare i portieri di un settore giovanile nei dilettanti. In seguito sono passato nella prima squadra dell’Ortana (campionato di eccellenza), mentre l’anno successivo al Rieti (campionato nazionale dilettanti) per poi entrare nel 1992 nel settore giovanile della Ternana tra i professionisti. Dopo tre anni è arrivata la chiamata in prima squadra dove sono rimasto fino al 2004. Nella stagione 2004/2005 ero a Lanciano (C1), ma la svolta della mia carriera è avvenuta la stagione successiva, quando sono arrivato alla Lazio”.
SUL RAPPORTO CON LA LAZIO
“Sono ormai 12 stagioni che sono alla Lazio e ciò che mi lega di più è la stima reciproca tra me e tutto il mondo biancoceleste, dalla società, allo staff tecnico, ai giocatori e a tutti gli addetti ai lavori. In più, visto l’affetto che i tifosi hanno verso di me, direi che ormai sono laziale a tutti gli effetti. Con Marchetti, Strakosha e Vargic ho un ottimo rapporto, sia professionale che umano: sono molto disponibili e quindi è facile andarci d’accordo. Sotto questo aspetto mi sento un fortunato, perché ho avuto sempre un ottimo rapporto con tutti i portieri che ho allenato durante la mia carriera”.
SUL LAVORO DURANTE GLI ALLENAMENTI E LE PARTITE
“Nell’allenamento è fondamentale l’attenzione e il rispetto per il lavoro che facciamo, a cui si deve aggiungere la giusta componente di voglia ed entusiasmo. In partita invece pretendo concentrazione, personalità e saper gestire le varie fasi di gara nel miglior modo possibile. L’atteggiamento deve essere molto propositivo, non bisogna subire passivamente le situazioni di gioco che si presentano di volta in volta. Da quando ho iniziato ad allenare, mi sono focalizzato in maniera maniacale sull’ABC del ruolo ed è questo che rappresenta la mia filosofia di lavoro. Ad esso, con il passare degli anni, ho unito un lavoro di studio delle potenziali situazioni di gioco del match. In questo modo conto di poter fornire più conoscenze possibili al portiere”.