In casa delle due squadre romane, si fa sempre un gran parlare della questione dello stadio di proprietà. Sul fronte della Lazio, al momento soltanto nel romanticismo si colloca l’ipotesi del Flaminio, storico tempio dello sport capitolino che versa oggi in uno stato di completo abbandono.
NOVITÀ DAL CONSIGLIO DI STATO?
Una soluzione concreta pare non essere all’orizzonte, secondo molti per via dei “vincoli che gravano sull’opera” e del “diritto di veto da parte degli eredi Nervi su eventuali lavori che potrebbero stravolgere il disegno originario”. Una versione questa che potrebbe però essere ben presto definitivamente smentita: secondo alcune sentenze, tra cui una del 2008 del Consiglio di Stato, infatti, quel “diritto d’autore” della famiglia Nervi si è estinto il 9 gennaio del 1979, con la morte dell’ingegner Pier Luigi Nervi. A sostenerlo, il giudice Giovanni Ruoppolo, presidente della VI° sezione del Consiglio di Stato con la sua sentenza:
CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI, 15/04/2008 (Ud. 22/01/2008), Decisione n. 1749
BENI CULTURALI E AMBIENTALI – Vincoli architettonici e paesaggistici – Art. 20, 2° c., L. n.633/1941 – Progettisti deceduti – Diritto morale di autore – Cessazione. La disciplina contenuta nell’art. 20, secondo comma, della legge 22 aprile 1941, n. 633 attribuisce, all’autore dell’immobile, dichiarato assoggettabile al suo regime, il diritto (cosiddetto diritto morale d’autore) di intervenire qualora vengano progettati nuovi lavori sull’immobile, opera del suo ingegno, in modo da salvaguardare l’impostazione originaria. È evidente che il suddetto diritto può essere esercitato esclusivamente dal suo titolare, essendo egli solo in grado di valutare la compatibilità di nuovi lavori con il disegno artistico originale, eventualmente coordinandoli con quest’ultimo. Sicché, la necessaria capacità creativa costituisce, infatti, qualità personale, che viene meno con il decesso dell’artista (C.d.S., VI, 26 luglio 2001, n. 4122). Nella specie, è venuto meno l’oggetto della tutela, non potendo il diritto morale d’autore essere imputato a soggetti diversi dai creatori dell’opera, e nemmeno agli eredi i quali, quandanche fossero in proprio dotati di adeguate capacità professionali ed artistiche, esprimono necessariamente delle personalità distinte da quelle degli autori. Pres. RUOPPOLO – Est. ATZENI – Masterall Immobiliare s.p.a. (avv. Bertolani) c. Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Avvocatura Generale dello Stato) ed altri (annulla Tribunale Amministrativo per l’Emilia Romagna, Sezione II n. 66 del 26/01/2007). CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI, 15/04/2008 (Ud. 22/01/2008), Decisione n. 1749
LA CONFERMA DEL PROF. SANDULLI
In parole povere, insomma, gli eredi di Nervi non avrebbero alcun diritto di veto su eventuali lavori o, addirittura, sull’abbattimento dell’attuale struttura del Flaminio per costruire sulla stessa area occupata attualmente dallo stadio un nuovo impianto. A confermarlo è anche il professor Piero Sandulli, il giudice che nell’estate del 2006 ha presieduto il processo di Appello di Calciopoli e che attualmente è presidente della Corte di giustizia federale della Federcalcio: “Quella sentenza dice in modo chiaro e netto che quel vincolo legato al diritto di autore sull’opera si esaurisce con la morte dell’autore stesso. Quindi, il vincolo si è esaurito quasi 40 anni fa. E anche qualora vi fossero accordi scritti firmati da chi ha commissionato allora l’opera e l’ingegner Nervi, in base a questa sentenza potrebbero essere impugnati”.
E LA LAZIO?
Sulle prospettive future, però, Sandulli precisa: “Bisogna capire che cosa vuole fare il Comune con lo Stadio Flaminio, qual è il vero obiettivo: se fargli fare la stessa fine del Velodromo Olimpico dell’EUR, oppure trovare una soluzione definitiva che accontenti tutti e che lo renda un impianto modello e moderno, simile allo Juventus Stadium. Ma per fare questo, serve anche un imprenditore con le idee chiare, con una società forte alle spalle e con capitali da investire. E, purtroppo, non mi sembra il caso della Lazio”. Difficile dunque, a questo punto, poter immaginare lo Stadio Flaminio come la futura casa della Lazio, per la quale l’intenzione di Lotito è ancora quella di usare, dopo averli resi edificabili, i terreni sulla Tiberina, di proprietà della famiglia Mezzaroma. Un’area ben più ampia rispetto a quella occupata dal Flaminio e che dunque potrebbe creare ulteriori fonti di guadagno, al di là dello stesso stadio.