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Felipe Anderson: “Con il lavoro, dopo la Lazio, conquisteró anche la Nazionale”

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Felipe Anderson sta sin qui disputando la sua migliore stagione con la Lazio. Nonostante gli manchi ancora qualcosa per essere un fuoriclasse assoluto, il brasiliano in questa stagione è stato decisivo in diverse occasioni. Sfornando miglioramenti a livello globale a vista d’occhio, oltre ad una notevole continuità, soprattutto dal punto di vista mentale. Cose che ora vuole mostrare anche con la maglia della Nazionale, come ha confermato in un’intervista a UOL ESPORTE.

Non è vero che non mi considerano, di me si parla tanto nella Seleçao. Credo che se io fossi andato via dal Santos quando già ero un giocatore affermato, la situazione sarebbe stata diversa: come sta accadendo per altri giocatori. Io purtroppo non amo troppo mettermi in luce, preferisco stare per i fatti miei in tranquillità. Anche questo può influenzare un po’, ma resto convinto che il lavoro conquista tutti”.

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SUL CALCIO ITALIANO E IL SUO RUOLO

Parlo con convinzione, non tutti saprebbero giocare in Italia, non è facile qui. Le squadre danno spesso priorità alla difesa, giocano molto duro, la marcatura è sempre forte, restano chiuse. Se non si ha forza e intelligenza tattica, si finisce per essere inghiottito, come si dice in gergo. Io anche, ho bisogno di maturare, reinventare me stesso per essere in grado di adattarmi. Così posso giocare ovunque. Il cambio di ruolo? Lavorando a centrocampo diventi anche più forte, io ero una punta, poi ho trovato più spazio per sfruttare la mia velocità. Pioli fu il primo che mi utilizzò da ala, la risposta fu positiva, miglioravo ad ogni allenamento e mi adattavo bene al ruolo. Ci avevo giocato al Santos qualche volta, ma molto poco. In Brasile giocavo molto più centrale. Sulle fasce riesco spesso ad andare uno contro uno e ho la possibilità di cambiare passo, che è una delle mie caratteristiche”.

SULLE TATTICHE DI INZAGHI

Naturalmente con il tempo mi sono adattato, sono diventato più maturo, ho velocizzato il mio modo di pensare. Oggi mi sento un giocatore più completo di quello che è arrivato. Gioco in un ruolo molto tattico nello schema Inzaghi. Agisco da ala ma devo anche sostenere il terzino, cercando di raggiungere comunque la zona offensiva, per servire al meglio i miei compagni. Grazie a Dio, le cose stanno andando bene e spero vadano così più a lungo possibile”.

SULL’AMICO GABIGOL

Parlo sempre con lui. Si tratta di una questione di pazienza. Vive un momento iniziale molto simile a quello che ho vissuto io nella Lazio. Non deve sentirsi depresso e voler fare tutto insieme. Sono sicuro che il tempo ripagherà ogni suo sforzo. Quando non sarà contro la Lazio, sarò sempre in mezzo alla folla, aiutandolo in ogni modo possibile”.

SULLE OLIMPIADI E UNA FUTURA NUOVA CONVOCAZIONE

Un’occasione sprecata? Non credo. Penso di aver fatto bene alle Olimpiadi, peccato non essere riuscito a segnare. Alla fine ho anche avuto due occasioni per fare il gol del torneo, ma non è accaduto. La gente sa quanto pesa questo nel calcio. Quando si segna poi le altre cose finiscono per venire più velocemente e in una forma migliore. Ma quando sono entrato ho aiutato con assist e mi sono dedicato molto alla parte tattica. Quindi, mi sento felice perché ho dato il mio contributo per arrivare a questo oro che ho tanto sognato. Ci sono stato già una volta e lavorerò per tornare in Nazionale. Sicuramente Tite mi ha visto nelle Olimpiadi. Quindi io continuo a provare a fare bene la mia parte per meritare un’altra possibilità. Come ho già detto, credo nel lavoro. Naturalmente sarò accontentato se continuerò a lasciare il segno qui in Italia”.

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