Anche il noto giornalista Oliviero Beha è intervenuto sulla questione stadio a Tor di Valle. E lo ha fatto come di consueto senza peli sulla lingua.
Su un articolo a propria firma riportato su olivierobeha.it ha scritto: “Ho letto diverse cose inesatte tra i commenti ai miei post diretti o riportati sullo stadio, a proposito di cubature sperequate, torri, terreno geofisicamente inadatto ecc., contro cui si scaglia chi vuole lo stadio a tutti i costi, chissà mai perché… Naturalmente siete tutti al corrente che Pallotta fa lo stadio a titolo personale con Parnasi e poi lo affitta alla Roma di cui è presidente, vero? E mi dite che è ‘lo stadio della Roma’? E’ proprio vero che deus amentat… in una povera metropoli di bocconi… Comunque leggete qui, che non fa male”.
- GIALLO STADIO A ROMA – LE PUBBLICHE UTILITA’ DELL’EX SINDACO MARINO
- Sempre più intricato il giallo (rosso) dello stadio a Tor di Valle. Non solo la frenetica bagarre in casa Cinquestelle con le due (o tre?) anime a sfidarsi sul campo e la base (o le basi) sul piede di guerra. Eccoci ora alle prese con le esternazioni dell’ex sindaco della capitale Ignazio Marino. E a rincorare la dose quelle del suo assessore all’urbanistica, Giovanni Caudo. Che sbandierano: avevamo stabilito quattro principi inderogabili. Quattro comandamenti affinchè l’affare stadio, per passare, potesse avere i crismi della ‘pubblica utilità’. Sia sul versante di infrastrutture che di assi viari di collegamento e trasporti.
- LE PAROLE DELL’EX SINDACO E DELL’ASSESSORE
- CITTADINI, COMITATI E ASSOCIAZIONI SBAGLIANO
- LE OPERE
- I PROPONENTI
- LA VOCE INTERNA DEL CAMPIDOGLIO
- Commenta un dirigente del Campidoglio che da anni ne vede di tutti i colori: “Ma grossa come questa mai. Mai assistito a una sceneggiata del genere. A un affare annunciato ormai da anni e che ora sta arrivando al suo scontato finale. Sono troppo forti gli interessi perchè il tavolo possa saltare. A meno che i cittadini una buona volta, capito cosa è in gioco, non scendano in piazza. Altrimenti tutto è già scritto: una limatina alla cubature tipo il 20% e via”.
- LA MOSSA DI MARINO
GIALLO STADIO A ROMA – LE PUBBLICHE UTILITA’ DELL’EX SINDACO MARINO
di Paolo Spiga, http://www.lavocedellevoci, 16 febbraio 2017
Sempre più intricato il giallo (rosso) dello stadio a Tor di Valle. Non solo la frenetica bagarre in casa Cinquestelle con le due (o tre?) anime a sfidarsi sul campo e la base (o le basi) sul piede di guerra. Eccoci ora alle prese con le esternazioni dell’ex sindaco della capitale Ignazio Marino. E a rincorare la dose quelle del suo assessore all’urbanistica, Giovanni Caudo. Che sbandierano: avevamo stabilito quattro principi inderogabili. Quattro comandamenti affinchè l’affare stadio, per passare, potesse avere i crismi della ‘pubblica utilità’. Sia sul versante di infrastrutture che di assi viari di collegamento e trasporti.
LE PAROLE DELL’EX SINDACO E DELL’ASSESSORE
Tuona oggi Marino: “Se si cancellano quelle opere pubbliche esterne viene meno il pubblico interesse e si deve riscrivere una nuova delibera”. E poi aggiunge, in una maxi lettera pubblicata su Repubblica dal titolo che parla da solo, ‘Guai a tradire il patto con i costruttori’: “Bisogna giudicare il progetto nel suo insieme. Comprese le torri di Daniel Libenskid che hanno una forza non solo architettonica. Saranno in grado di attrarre grandi gruppi internazionali. Creando migliaia di posti di lavoro e sostenibilità economica al progetto”. Le miracolose torri da cui pioveranno fortune e occupazioni come neanche la manna più generosa!
CITTADINI, COMITATI E ASSOCIAZIONI SBAGLIANO
Lancia in resta continua il diluvio Marino, perfetto pompiere sui rischi paventati dai folli ambientalisti. A cominciare da quello, che anche i bimbi in zona conoscono, di tipo idrogeologico. Ecco la diagnosi dell’ex bisturi d’oro: “Si è lanciato l’allarme per le inondazioni cui sarebbe sottoposta l’area dello stadio. Ma anche qui le carte dicono una cosa diversa. Il rischio esondazione c’è ma interessa una porzione di città esterna all’area di Tor di Valle. Una zona che è già oggi abitata da moltissismi cittadini, quella del quartiere di Decima”. Fessi i cittadini, i comitati e le associazioni che documentano, dati alla mano, la fragilità di quelle aree esposte a nuove valanghe di cemento fuorilegge che potrebbe essere – in questi giorni – prodigiosamente “legalizzato”.
LE OPERE
Rincara l’ex braccio destro, l’ex assessore griffa Marino che imbandì le quattro regole, impose (sic) le sue forche caudine: dal collegamento con l’autostrada Roma-Fiumicino e quello della via Ostiense, passando le linee ferrate a botte di 16 treni l’ora: una Disneyland cucita su misura per la felicità dei mattonari di casa nostra. Detta l’agenda politica made in Caudo: “Se anche solo una di queste opere contenute nella delibera del 2014 venisse meno, si ricomincia tutto da capo”.
I PROPONENTI
E proprio su quella delibera poggiano le arcimilionarie speranze del gruppo guidato da Luca Parnasi, del fondo Prelios di Massimo Caputi & della sua band con cui è stato stipulato a dicembre 2016 un preciso memorandum d’intesa, della Roma Calcio di James Pallotta e di Unicredit, che ha versato allegramente fidi nella casse di Parsitalia (ed ora vuol rientrare facendosi la cresta, anche con la realizzazione del nuovo quartier generale in una delle tre maxi torri) e ha scritto il copione dell’ingresso a stelle e strisce nella compagine giallorossa.
LA VOCE INTERNA DEL CAMPIDOGLIO
Commenta un dirigente del Campidoglio che da anni ne vede di tutti i colori: “Ma grossa come questa mai. Mai assistito a una sceneggiata del genere. A un affare annunciato ormai da anni e che ora sta arrivando al suo scontato finale. Sono troppo forti gli interessi perchè il tavolo possa saltare. A meno che i cittadini una buona volta, capito cosa è in gioco, non scendano in piazza. Altrimenti tutto è già scritto: una limatina alla cubature tipo il 20% e via”.
LA MOSSA DI MARINO
“La gente è stata del tutto rincoglionita con il pretesto del calcio, del tifo, dello sport, che in questa storia non c’entrano per niente. Vogliamo lo stadio come a Monaco oppure a Torino? Bene, solo lo stadio con dentro tutte le meraviglie e basta. Ovviamente in un posto adatto, dove non sia necessario costruirci una città con tutte le infrastrutture intorno, altrimenti si capisce l’affare dove sta, come è successo con la delibera taroccata di Marino, un comodo via libera ai palazzinari che adesso l’ex sindaco vuol contrabbandare con l’architettura fantascientifica e le migliaia di posti. Come nemmeno Lauro faceva nella Napoli di Mani sulla città cambiando i colori al piano regolatore”.