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ignora mia, certe volte non basta avere cuore: basta una parola di troppo e finisci su tutti i giornali.
C’è quel bravo ragazzo che vendeva le cinture a Stoccarda, a volte se facevi un buon acquisto ti regalava anche dei calzini: aveva un cuore d’oro e una bella merceria. Beh, vedeste ora che fenomeno! Mi è cresciuto tanto sotto gli occhi, ma niente, forse la nuova realtà gli ha fatto un po’ montare la testa… e beh, adesso si è arrabbiato!
E pensare che uno non se lo aspettava proprio: vuoi fare un complimento, come a voler dire, prima faceva questo e questo e adesso fa il fenomeno, “vedi quanta strada ha fatto!” e vieni travisato. Proprio da un gruppo così simpatico, pieno di gioia di vivere e di allegria, che stanno sempre a farsi i gavettoni e a schizzarsi l’acqua addosso. Lì forse, signora mia, abbiamo sbagliato noi ad arrabbiarci, tant’è che i giudici hanno subito tolto la squalifica: e che cazzo, allora i ragazzini all’ultimo giorno di scuola, quante giornate gli diamo?
Che poi il tizio olandese col nasone e la mascella uncinata, lì, ha chiesto subito scusa: sono ragazzi educati. Che suppongo che in Olanda otto giorni per scusarsi siano la misura minima. D’altronde se uno ha un po’ di gioia di vivere non gliela puoi tarpare: anche in Romania, appena hanno sentito un po’ di silenzio, si sono messi a prenderci in giro, perché ci vogliono bene e vogliono scherzare! Poco male se il silenzio era per dei ragazzi morti e loro ci hanno strillato delle parolacce sopra: i loro papà, che pensi signora mia, occupavano gli stessi posti in curva di quelli in cui ci sono loro, le parolacce li strillavano direttamente a un morto, un signore tanto distinto ed educato, che i figli invece non hanno potuto mai prendere quel posto in curva del papà, sennò gli strillavano subito quei cori.
Capito che senso della tradizione, signora mia? Io quest’anno “Di Padre in Figlio” lo farei fare a loro, un anno per uno non fa male a nessuno!
Solo, nel caso, portatevi un ombrellino, giusto per non rischiare.
Fabio Belli