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ica è sempre Natale, si diceva una volta, come a voler indicare che non può essere sempre festa. Meno male, viene da pensare stavolta, considerando che il doppio impegno ha ammazzato una Lazio che, se avesse chiuso il 2016 contro la Fiorentina, non avrebbe fatto un soldo di danno, sempre per usare un’espressione di uso corrente.
Il calendario, particolarmente duro in questa fase stagionale, ha messo in luce vizi e virtù della squadra di Inzaghi. Il problema dei secondi tempi ad esempio è che non sono come le festività: si presentano puntuali ad ogni partita, non una volta l’anno, e i Babbi Natale laziali che regalano palloni (Biglia contro la Juventus, Parolo contro il Milan, Wallace contro la Roma, Milinkovic-Savic contro l’Inter) ci ricascano sistematicamente.
Saprà lavorarci Simoncino, tra un panettone e l’altro? Nel dopogara sono stati sbandierati i grafici di Ripert, i numeri sulla condizione atletica della squadra sono eccellenti. La Lazio però non lo sa e crolla lo stesso, soprattutto dopo aver presto gol, anche se col Torino ad esempio c’era stata una piacevole eccezione.
Ora è il momento di fermarsi: 34 punti che a fine girone d’andata potrebbero diventare 37 non sono pochi, ma contro il Crotone ci sarà da inventarsi un tridente che potrebbe ridiventare magicamente quello di Bergamo, Kishna, Lombardi (lui sì che ci piace), Immobile. Tutto ripartirà da dove si è iniziato, una sorta di magia che non sarà più natalizia. Quello mica arriva sempre: godiamocelo con un po’ di riposo, che la Lazio invece dura tutto l’anno.