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4 punti, chi l’avrebbe mai detto? In linea di massima nessuno, anche perché se si potessero prevedere certe cose, le SNAI sarebbero prese d’assalto. Invece noi ci accontentiamo di vivere alla giornata, una favola che più che a Biancaneve assomiglia al dottor Zivago: un vento a trenta gradi sotto zero, incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili sferzava sull’Olimpico ieri sera. Tutti fermi, ammirati dal gioco che nel primo tempo ha messo in mostra una delle Lazio più scintillanti delle ultime due stagioni.
Poi capisci che l’immobilità era dovuta al congelamento, ma nel frattempo che spettacolo questa sorta di Mannequin Challenge collettiva. Tutti fermi, passa Milinkovic-Savic, anche i difensori della Fiorentina l’hanno pensata così, tranne Tomovic che si è però giovato del fatto che il più Mannequin di tutti fosse proprio il signor Irrati di Pistoia. Fermo, immobile, capace giusto di indicare col ditino il dischetto, che in caso contrario sarebbe stata dura.
Nel secondo tempo la circolazione si è un po’ ripristinata: sia quella sanguigna, sia quella in campo, e il primo a smettere di fare la statuina è stato Marchetti. Un rigore parato è un rigore sbagliato, si dice di solito, ma mai come stavolta c’è da credere che Ilicic non sia d’accordo. Fede ha ancora qualcosa da dire alla Lazio, speriamo possa farlo presto a temperature più miti.
E’ finalmente il momento di muoversi: la Lazio è undici puntiavanti rispetto all’anno scorso e alla mannequin challenge non partecipa: gli altri fermi in classifica, lei sfreccia come un frecciarossa, direzione Milano. Altro che fermarsi, a San Siro si ballerà.