Tutto fumo e niente arrosto. Questo, alla fine dei giochi, si è rivelata essere in sostanza l’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli in merito alla ormai nota telefonata tra Claudio Lotito e Pino Iodice. Un’inchiesta che si è protratta per circa 18 mesi, conducendo ad un puro nulla di fatto. Sì perché i magistrati partenopei, nella persona del pm Capuano, al termine delle indagini preliminari (durate, lo ricordiamo, ben 24 mesi: della serie, ‘i tempi biblici della giustizia italiana’…), hanno optato per l’archiviazione della posizione del presidente della Lazio, in quanto il fatto non sussiste.
Come tutti ricorderanno, il numero uno del club biancoceleste era stato indagato per tentata estorsione in seguito alle rivelazioni del quotidiano La Repubblica, che aveva pubblicato il contenuto di una telefonata tra Lotito e Iodice, registrata dall’allora dg dell’Ischia Isolaverde. Nel colloquio si discuteva della distribuzione delle risorse in Lega Pro e Iodice descrisse ai giornalisti Lotito come un tipo arrogante, abituato a fare il bello e il cattivo tempo in Lega Pro. A seguito dell’indagine che ne scaturì, il 15 giugno 2015, furono addirittura effettuate alcune perquisizioni in Figc e negli uffici privati di Lotito e della stessa Lega Pro. Il consigliere federale fu messo in prima pagina da tutti i media, che lo indicarono a più riprese come l’uomo forte di Via Allegri, un epiteto che questa archiviazione ha rispedito senza ricevuta di ritorno al mittente. La Procura ha inoltre archiviato anche la posizione di Iodice, oggetto di una contro-denuncia da parte della Lazio per diffamazione aggravata a mezzo stampa: i giudici napoletani hanno ritenuto infatti che non ci fosse dolo in quelle affermazioni e che l’indagato si era semplicemente confuso, per questo hanno deciso per il non luogo a procedere.