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Simone Inzaghi laziale dell’anno

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La Lazio è una delle vere rivelazioni del campionato italiano in questa parte finale di 2016, su questo sono tutti d’accordo. Merito innanzi tutto di mister Inzaghi che subentrato dopo il no di Bielsa era considerata come la scelta perdente da chiunque avesse seguito la vicenda. Sono stati pochi i coraggiosi che da subito hanno riposto la loro fiducia nell’ex punta biancoceleste e come dargli torto a chi storceva il naso dato che era pronto a salire sul treno per Salerno. Infatti il vero merito di Inzaghi non è stato solo quello di rilanciare in alto il morale di tutto l’ambiente laziale mettendo insieme una squadra competitiva e unendo un gruppo sull’orlo del tracollo, ma soprattutto va reso onore alla sua voglia di Lazio. Già, proprio quel sentimento di vicinanza per i colori biancocelesti che ha fatto rispondere presente alla chiamata di Lotito sapendo che sarebbe potuto diventare il bersaglio di tutti i mal di pancia del momento più basso della Lazio degli ultimi anni. Le accuse lanciate contro di lui sono state molteplici, su tutte lo si accusava di non essere all’altezza del progetto e di essere capace soltanto a rappresentare le volontà del Presidente come un impiegato qualunque. Ma il suo obiettivo era la panchina della Lazio e era disposto ad arrivarci anche attraverso qualche stagione di “gavetta” alla Salernitana, cosa poi non più necessaria e Simone non si è tirato indietro. Si riteneva l’uomo giusto per la Lazio, non un traghettatore e neanche un rimpiazzo, era sicuro delle sue capacità e delle potenzialità del gruppo. Per una serie di (s)fortunati eventi si è ritrovato ancora a Roma e come è andata e sta ancora andando è sotto gli occhi di tutti. Quarto posto, 11: una situazione che solo a ripensare ad un anno fa sembra più che idilliaca. Sicuramente a volte ha sbagliato e sbaglierà ancora, ma altrettanto sicuramente affronterà a testa alta tutte le sfide che incontrerà con la sua squadra, senza tirarsi indietro e nascondersi. Non si vuole fare l’apologia dell’allenatore piacentino ma si deve riconoscere l’indubbio coraggio che ha dimostrato nel mettersi in gioco contro tutto e tutti, e questa è una dote che non tutti hanno, neanche gli allenatori più esperti e famosi.

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