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LAZIO, IL PAGELLONE 2016 – Gli allenatori

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Stefano Pioli voto 4.5 – Ci dispiace molto, visto che in realtà per certi versi è stato il miglior allenatore dell’ultimo decennio in casa Lazio. Non ce ne vogliano Delio Rossi, Vladimir Petkovic o Edy Reja, che pure hanno ottenuto risultati considerevoli, ma la proposta di gioco del tecnico emiliano nel suo primo anno è stata strabordante. Visto che questo è il pagellone del 2016, è impossibile non legare al declino di Pioli le pagine più brutte di questa annata. Che per distacco restano l’eliminazione dall’Europa League, bruciante e inaspettata, contro uno Sparta Praga appena sufficiente che è riuscito a maramaldeggiare all’Olimpico, e l’uno a quattro nel derby che gli è costato l’esonero. Ok gli sfottò, ok Wallace e ok l’acqua in faccia, ma perdere come si è perso ad aprile ti lascia un senso di vuoto che nessuna beffa al novantunesimo può eguagliare. Almeno, le persone ambiziose la pensano così. E non per niente dopo il derby Inzaghi è ripartito più forte di prima, Pioli è partito e basta, verso casa. All’Inter sta dimostrando di essere quello di due stagioni fa: il suo 2016 laziale è stato questo, ma a Stefano da Parma vorremo sempre bene, questo è certo.

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Simone Inzaghi 9 – E’ lui il vero valore aggiunto di una Lazio che sembrava destinata a non ripartire più, affossata da un mercato che non decollava e dalla figuraccia Bielsa, che tradiva forse un’incapacità di reagire che nemmeno questa società aveva mai palesato, in dodici anni pur controversi di gestione. Poi è arrivato lui, con la forza di un pugno chiuso e di un sorriso, direbbe Lucio Dalla. L’immagine della riscossa è facilmente fissabile in lui che ad Auronzo predica ai non udenti: Keita di sicuro non cambierà testa, ma l’atteggiamento è cambiato eccome, e quasi da separato in casa sta ritornando la “Maravilha” dei tempi della Primavera. E Anderson? Altro che sergente di ferro Bielsa: vai pure a vincere l’oro alle Olimpiadi, bello de casa. Al ritorno ecco un giocatore trasformato, non più egoista, non più castrato da limiti autoimposti. La cura Simone fa guarire gli ammalati, bere gli assetati, vedere gli accecati: altro che piccolo uomo, l’unica cosa che conta nella strofa, per restare sullo spartito di Dalla, è il non andar più via…

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