Sconfitta nella ‘Scala del calcio’: di certo la Lazio non avrebbe potuto auspicare una chiusura peggiore per questo 2016. Una débâcle che fa veramente male e che inasprisce la delusione di un popolo che vede la propria squadra (ancora una volta) fermarsi sul più bello, quando l’asticella degli obiettivi puntava dritta verso le vette più alte. “Champions“: è bastato pronunciare questa parolina magica per far sciogliere i biancocelesti come neve al sole. Certo, i 34 punti raccolti sin qui rappresentano un’impresa, impronosticabile anche per i più ottimisti ad inizio stagione. Ma una squadra che punta davvero in alto non può ogni volta andare in barca con le ‘grandi’. A meno che gli obiettivi di stagione siano tutt’altri rispetto a quelli che vengono sbandierati di fronte a telecamere e taccuini. Sì perché, se va bene la zona Europa League, quei 34 punti sono oro e se sei costretto a prendere tutti (o quasi) i palloni delle ‘big’ dal fondo del sacco non ne fai un ‘problema’. Se invece vuoi crescere, non puoi permetterti di accontentarti. Se vuoi per forza cambiare in corsa il tuo progetto, devi quantomeno provare prima o poi a battere una ‘grande’. Anche soffrendo fino all’ultimo e contro ogni pronostico della vigilia, non importa, quello che è conta è spuntarla al termine dei 90′ e mettere in cascina punti importanti per veleggiare a pieno ritmo nelle zone altissime della classifica.
Insomma, serve tutt’altra musica rispetto a quella sentita contro l’Inter, una squadra forte che ha battuto sonoramente una Lazio piccola piccola. E, per vedere lo spartito cambiare, non c’è che una cosa in cui bisogna sperare: un intervento della società. Inutile auspicare che Inzaghi tiri fuori la bacchetta magica e, unicamente con il suo lavoro, risolva dei problemi che sono evidenti. Ci vogliono anche rinforzi, alternative, giocatori forti in ogni parte del campo. Gente non tanto giovane e spregiudicata o matura e di esperienza in campo nazionale e internazionale, quanto soprattutto di carattere. Perché è questo che fondamentalmente manca a questa squadra, capace tanto di esaltarsi quando le cose vanno bene quanto di deprimersi alle prime difficoltà: un leader, carismatico e con gli ‘attributi’, che proprio nei momenti più duri delle gare sappia prenderla per mano e tirarla d’impaccio, conducendola verso una situazione, dal punto di vista della prestazione e (possibilmente) del risultato, più tranquillamente I complimenti sono stati fatti ed è stato giusto farli, considerando l’impresa compiuta in classifica. Però ora, cara società, basta illudere i tifosi: ditelo chiaramente che questa Lazio, così come è strutturata in questo momento, non è da Champions e poi rimboccatevi le maniche e datevi da fare per regalarci un sogno. Questa gente, la vostra gente, se lo merita.