Oggi tutti parlano delle dichiarazioni di Lulic contro Rudiger (“a Stoccarda vendeva calzini e cinture”), che hanno scatenato il linciaggio mediatico e lezioni di etica da parte di tutti. Per carità, le parole del numero 19 biancoceleste sono fuori luogo, ma la gogna mediatica che si è creata intorno è eccessiva e ingiusta. Lulic ha sbagliato, questo è indiscutibile, ma è altrettanto sbagliato etichettarlo come razzista. D’altronde, lo stesso Lulic si è reso subito conto dell’errore e lo ha ammesso ai microfoni della radio ufficiale (leggi qui). Succede, quindi, che in zona mista, i cronisti giallorossi abbiano iniziato a tartassare il giocatore di domande inerenti le dichiarazioni su Rudiger. Più il giocatore diceva di non voler rispondere, più i giornalisti insistevano.
Tra questi, una giornalista, di cui non conosciamo il nome (e neanche ci interessa conoscerlo) è caduta involontariamente in una gaffe: “Da parte di un bosniaco sono dichiarazioni che non andrebbero fatte con una certa leggerezza”, ha sottolineato la giornalista lasciando inebetito Lulic che ha infatti risposto “Perché?”. Un assist troppo ghiotto per la donna che ha incalzato “Non sono dichiarazioni un po’ razziste? Dire che un ragazzo nero vendeva calzini non è una dichiarazione razzista?!”, a cui Lulic ha candidamente risposto “Anche noi bianchi vendiamo calzini”. La giornalista però non si è accontentata, il ragazzo era visibilmente scosso e inerme, e quindi perché non approfittarne? “Allora perché hai detto che Rudiger vendeva calzini a Stoccarda? Ti è scappata…”, ha rilanciato la giornalista, ma Lulic ha chiuso la polemica con un “Lasciamo stare”. Il voler evidenziare che Lulic è bosniaco nella domanda, cosa voleva far intendere? Se fosse stato di colore, allora magari la premessa avrebbe avuto un senso. Ma detta così… è parsa sinceramente una gaffe. Sì, una gaffe, esattamente come quella commessa da Lulic. Nient’altro.