L’ex centrocampista biancoceleste, ed attuale tecnico dell’Atletico Madrid, Diego Simeone ha rilasciato un’intervista ai microfoni di BeIn Sport dove ha parlato dell’inizio della sua carriera, dei tecnici che ha avuto da calciatore e dei suoi anni trascorsi in maglia biancoceleste: “Fin da bambino ho sempre sognato di diventare calciatore, sono stato fortunato, ho avuto tanti bravi allenatori. Durante la mia esperienza italiana ho imparato molto, facendomi anche influenzare. Ricordo bene la Lazio con Eriksson: il tecnico svedese giocava in base alle caratteristiche dei calciatori che aveva in rosa, a quei tempi i giocatori biancocelesti erano molto forti. A centrocampo nonostante ci fosse gente del calibro di Mihajlovic e Veron lo svedese pretendeva che come recuperavamo palla facessimo dei lanci in profondità per sfruttare la velocità di Salas, Boksic o Nedved. Non dovevano pensare a impostare un gioco ragionato perché altrimenti avremmo rischiato di perdere la velocità di esecuzione. Giocando in questo modo abbiamo vinto molto. In seguito ho avuto anche Bielsa come tecnico. Quando nasciamo abbiamo un papà e una mamma. Probabilmente se avessi avuto un altra figura maschile avrei ragionato in altri modi. Lo stesso succede nel calcio: nel corso della crescita personale tendiamo ad avvicinarci a quegli allenatori che sono stati per noi dei padri”.
Simeone ha ammesso di aver sempre rubato con gli occhi dai compagni più esperti cercando però sempre soluzioni innovative: “Ho giocato sempre da centrocampista, è un ruolo importante, partecipa a ogni fase di gioco. A 29/30 anni ho iniziato a fare esercizi individuali, quando ero alla Lazio mi inventai addirittura un allenamento specifico. Ma ho sempre rubarto i segreti degli altri, solo in questo modo si migliora. Tutti rubano qualcosa dagli altri. Ho fatto il corso da allenatore in Spagna poi sono tornato in Argentina. Ho sempre desiderato avere un squadra che possa interpretare sul campo le emozioni che mi trasmette questo gioco. Quando si assiste a una partita si vede subito se un giocatore è attivo o passivo in campo”.
Sul suo futuro: “La vita è fatta di momenti e questo per me è il momento dell’Atletico Madrid, da quando sono qui non ho mai pensato ad altro. Devo migliorare molto, quando penso a un commissario tecnico mi vengono in mente allenatori come Del Bosque o Luis Aragones. Le voci sull’Inter non sono vere, sono i giornalisti che tendono a creare polemiche, ma si sa che è così. La verità è che in Italia è stato chiesto a mia sorella e a mio figlio se io un giorno potrei allenare i nerazzurri e loro hanno detto di sì, che potrebbe succedere. Ora ho scelto di non parlare più di questi argomenti, le parole vanno e vengono, ciò che conta è il campo. Quando andrò via dall’Atletico sarà perché avrò la certezza che è la soluzione migliore per il club. Adesso dicono che potrei andare via fra un anno e mezzo e molta gente ci crede, ma non è detto che non possa rinnovare, oppure da qualche parte sta scritto che non posso farlo?”.