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A Christmas Ravel

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La campanella del pub a Londra sud suonata dall’uomo al bancone avvisa le persone presenti nel locale che quella sarà la loro ultima pinta, almeno per oggi.

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Un’altra giornata anonima è finita, domani, mercoledì, si torna ai ritmi frenetici della City e c’è giusto il tempo di tracannare gli ultimi sorsi di Guinness, poi i baristi smantelleranno il locale, riordineranno tavoli e sedie, puliranno gli ultimi boccali e torneranno a casa.

Nell’ambiente fumoso del piccolo pub di periferia il vociare diminuisce, le luci si abbassano e i pensieri si affollano. In un tavolo all’angolo un ragazzo solitario osserva il suo bicchiere mezzo vuoto e non sembra intenzionato a seguire le direttive dei gestori del locale. Quella sera non deve terminare così, non per lui.

Due ragazzi sbronzi e pieni di soldi continuano a chiacchierare al bancone, implorando il barista di servirgli l’ultimo bicchiere di Balvenie, il whisky più caro d’Inghilterra: un bicchiere del pregiato distillato costa circa 1000 euro, una cifra folle, ma non per loro.

Ad un tratto il bicchiere di uno di loro cade dal bancone, sotto lo sguardo stizzito e ammonitore del barista. Il ragazzo si china velocemente a raccoglierlo, scusandosi con il proprietario. Nel raccogliere 1000 euro di whisky, il suo sguardo si posa su quel ragazzo pensieroso seduto al tavolo all’angolo, coperto da una felpa con cappuccio marca Reebok e intento a scorrere foto sui vari social network.

Un lampo balena nella mente del ragazzo al bancone. Lo guarda, lo riguarda, lo scruta. Poi si gira verso l’amico e con voce biascicante ed incerta  gli sussurra (lui pensava di sussurrare, in realtà stava gridando): “Hey, ma quello lì non è Ravel Morrison?“. Ma come, possibile che uno dei talenti più fulgidi del calcio inglese si trovasse proprio lì, in un martedì qualsiasi di dicembre, solo e pensieroso, in un anonimo pub del sud di Londra? “Impossibile – risponde l’altro – sono certo che stia giocando a Roma, nella Lazio, il club in cui giocò Paul Gascoigne“, e accenna un coro stonato condito da brindisi in onore di Gazza. “Ti dico che è lui, ho letto nel Daily Mail che a Roma non ha mai giocato, che è sparito dalla circolazione, e torna sovente a Londra per rivedere gli amici. La nostalgia è una brutta bestia…“. I due continuano a fissarlo, a fissarlo a tal punto che il misterioso uomo seduto all’angolo si accorge di essere osservato, allertato anche dal fatto di aver sentito ripetere più volte il suo nome.

Il ragazzo si alza rapidamente, si dirige al bancone, lascia 100 sterline al cameriere: “Keep the change, Lotito’s gift“, “Tieni il resto, è un regalo di Lotito“. Sorride, si gira e si incammina verso la porta.

Proprio quando il ragazzo si trovava sull’uscio uno dei due giovani prende coraggio, il coraggio di chi ha il sangue pieno d’alcool, si schiarisce la voce e richiama la sua attenzione: “Hey tu, toglimi una curiosità, ma non sei Ravel Morrison?“.

Il ragazzo si ferma, il suo sguardo si indurisce in un silenzio di pochi attimi che sembrano un’eternità: “Un tempo, forse“.

E

sce rapidamente dal locale e sparisce solitario nella notte rigida, nebbiosa e stranamente silenziosa di Londra.

Ad oggi, quella è stata l’ultima volta che qualcuno racconta di aver visto Ravel Morrison.

Giulio Piras

 

(Questa è un’opera di fantasia. La storia ed i fatti raccontati sono frutto dell’immaginazione dell’autore)

 

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