Antonio Buccioni, presidente della Polisportiva Lazio appena rieletto per il prossimo quadriennio Olimpico fino al 2020, è intervenuto sugli 88.100 di Elleradio, nella trasmissione “Laziali On Air“, per parlare delle varie sezioni biancocelesti e fare il punto su un 2016 ricco di soddisfazioni per il mondo Lazio.
“Il 2016 della Lazio è riassumibile attorno a tre punti. Innanzitutto il movimento, che cresce senza ombra di dubbio. Idealmente siamo quelli che raccolgono ciò che nove ragazzi hanno seminato 117 anni fa su una panchina di Piazza della Libertà. Le sezioni aumentano, è appena arrivata la sezione Softair e credo che Bigiarelli e i suoi amici non avrebbero mai immaginato che il loro esempio sarebbe stato raccolto da chi fa questo tipo di attività, da chi scende negli abissi o si lancia col paracadute. Questo è il nostro più grande vanto“.
“Il secondo punto sono i risultati di vertice che non mancano, anche se come vuole la legge dello sport a volte si parte con una ventina di possibilità di titolo e se ne colgono due/tre. A livello di squadra il titolo Under 20 di Pallanuoto ci ha riempito d’orgoglio, così come la promozione in A1 della squadra di calcio da tavolo, ovvero il Subbuteo e poi i grandi risultati della Lazio Scacchi. A livello individuale abbiamo Riccardo Allegrini che ha portato per la prima volta lo sci della Lazio al vertice e poi i pugili“.
“Infine il terzo aspetto, ovvero la capacità di fare sport a Roma che dal punto di vista economico e dell’impiantistica è una vera e propria fatica di Ercole. Basti pensare alle difficoltà della Lazio Scherma, che pure rappresenta un fiore all’occhiello dello sport nazionale“.
Parlando invece della Lazio Calcio, il 2016 è stato un film in due tempi. Un horror la prima metà, una storia di rivincita la seconda: “Di solito entro abbastanza poco nel merito dell’attività delle singole sezioni e in particolare del calcio. Direi che è giusto dividere l’anno in due parti. Sotto la presidenza Lotito abbiamo raggiunto un paio di volte la Champions, più spesso siamo stati ai nastri di partenza dell’Europa League, altre volte siamo rimasti fuori dal giro delle prime posizioni. Diciamo che l’esperienza di Inzaghi alla fine dello scorso campionato ha rappresentato una solida credenziale per il tecnico per prendere le redini della squadra dopo la vicenda Bielsa. Credo che il lavoro che sta svolgendo sia pregevole, abbiamo mancato gli appuntamenti nei big match, ma tutte le altre sfide hanno fatto registrare un percorso quasi netto e bisogna dire che i punti gettati via contro pronostico sono quelli che pesano di più a fine anno sulla classifica“.
“La cosa che mi preoccupa di più al momento è l’approccio psicologico ai derby, che è una partita che non riusciamo ad interpretare bene da tempo e che forse andrebbe preparata meglio anche sul piano della mentalità. Per me i numeri hanno la loro importanza. Dopo i quattro derby del 1998 eravamo a sei derby di distanza dalla Roma, ora siamo a meno diciotto. Al di là di grandi exploit come quello del 26 maggio, per il futuro questo tipo di partita va affrontata nella maniera giusta, con un approccio più convincente sotto tutti gli aspetti“.
Simone Inzaghi è una figura ormai conosciuta, da 17 anni alla Lazio in vari ruoli. Ci si poteva aspettare un suo approccio del genere come allenatore? “Non lo conosco a livello personale, parlando di conoscenza diretta sono più in confidenza con atleti di altre sezioni che con i calciatori. Mi sembra che Inzaghi faccia trasparire un grande amore per i colori della Lazio, ha offerto un grande contributo da calciatore nell’anno dello Scudetto del 2000 pur non essendone stato assoluto protagonista. Si può dire che sia diventato comunque una bandiera della Lazio. Da allenatore è partito allenando gli Allievi e ora si trova in prima squadra, peraltro prendendo il timone in un momento delicatissimo dopo l’esonero di Stefano Pioli. Mi è sembrato subito pronto per prendere le redini della Lazio anche in estate, quando anche verosimilmente stava pensando ad organizzarsi per guidare la Salernitana come si diceva“.
Qual è il suo augurio da presidente per il 2017? “Sul piano personale quello di viverlo più serenamente, perché l’anno bisestile appena trascorso, pur non essendo superstizioso, è stato di una precarietà sociale clamorosa per la nostra Italia e anche per la città di Roma. Da laziale auguro tante soddisfazioni con la S maiuscola, siamo sorpresi in positivo dai risultati fin qui ottenuti e spero si possa crescere ancora un poco, tanto da arrivare in seconda o in terza fila per usare un linguaggio da Formula 1, anche se le rivali non mancano, Inter in testa. Al di là dei risultati la fede laziale resta intangibile, la vedo tra le più radicate fra le tifoserie italiane e credo anche del panorama internazionale“.
Anche perché il nuovo anno potrebbe portare il terzo Scudetto, quello del 1915… “Il presidente Tavecchio ha lodevolmente insediato una commissione, i cui esiti sono inequivocabili. Non deve mancare il coraggio di ratificare quanto stabilito dalla commissione che la FIGC stessa ha istituito, che non mi sembra fosse certo composta da laziali, visto che le conclusioni della stessa non mi sembrano equivocabili e portano dritte all’assegnazione dell’ex aequo con il Genoa. In più ci sono i 30 ragazzi laziali caduti nella Grande Guerra, che meriterebbero assolutamente di essere omaggiati da uno scudetto postumo meritato e legittimo“.