Matias Almeyda è tornato a parlare del caso Bielsa che ha monopolizzato l’attenzione mediatica questa estate: “Nutro grande affetto per Marcelo Bielsa. Non sono stato io a convincerlo a non andare alla Lazio. Mi dispiace non sia arrivato, e non è vero neanche che gli abbia suggerito di andare ad allenare la nazionale messicana. Mi ispiro a lui nel modo di fare allenamenti, ma cerco di perfezionare il mio stile di calcio. Nessuno è uguale ad un altro”.
Almeyda a Radio Incontro Olympia ha parlato del suo ex compagno di squadra, oggi allenatore biancoceleste: “Ora alla Lazio c’è Simone. Mi fa molto piacere che stia facendo bene. È un bravissimo ragazzo e si sta dimostrando all’altezza. Se rosico per lui? No dai, non so come lavora. Ora è un’altra Lazio e al di là della sconfitta di ieri sta ottenendo buoni risultati. Nessuno pensava che io potessi diventare allenatore, così come nessuno lo pensava su Inzaghi. Lui è rimasto tranquillo in panchina così com’era da giocatore. Di questa Lazio mi piace il fatto che non aspetta molto l’avversario. Cerca subito di essere protagonista, di fare gol e ha molta grinta. I biancocelesti devono però tornare ai livelli di quando giocavo io e dominare in qualsiasi campo. Imprenditori messicani? La Lazio costa tanto! Lotito? Non lo conosco”.
Su Biglia, Anderson e Keita: “Lucas è un centrocampista più difensivo che offensivo. Sta facendo bene, mi sembra un giocatore intelligente e per quello che ha fatto in carriera deve essere il leader di questa squadra. Il carattere? Ognuno è diverso, i paragoni con noi argentini dello scudetto non aiutano. Il nostro era un livello molto alto per cui era più facile esprimersi. Felipe Anderson? Potrebbe essere un crack ma deve crescere ancora. Keita anche, ma è difficile parlare dal di fuori, devi allenarli per conoscerli. Io non sono un commentatore radiofonico”.
Sul derby: “Per noi quella maglia era una seconda pelle, la Lazio era la nostra casa, un sentimento forte. I derby si giocano in un’altra maniera. È la festa del calcio, devi lasciare tutto in campo, devi dare l’anima e i tifosi vogliono identificarsi con i calciatori che giocano. È una gara che c’è solo due volte l’anno, devi dare tutto. Vorrei tornare un giorno, mi piacerebbe molto. Mia figlia Sofia è nata in Italia per cui ho un sentimento enorme per questo paese. Mi sono allontanato negli anni, ma il cuore è lì. Dove può arrivare la Lazio? Il posto che occupa è giusto. E se continua a mantenere questo livello calcistico può ottenere anche qualcosina in più. Scudetto? La Juve è più forte. Inter e Milan non sono più quelle di qualche anno fa. La Roma è forte ma vincerà la Juventus. Auguro alla Lazio di vincere ancora e arrivare in alto… e magari che qualcuno che mi chiami così vengo ad allenarla io”.