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lla fine ne scopriamo uno a settimana. Stavolta è toccato a ‘sto Aleesami, marocchino di origine norvegese, anzi no, il contrario, che davanti a Basta sembrava Garrincha redivivo. E’ servito un colpo della Machete Crew serba, Basta-Milinkovic, per uscire vittoriosi dal Safari di Palermo con una pelle De Zerbi: lo scalpo di un allenatore del Palermo però non fa rumore, sarà per questo che quasi sempre si risolvono a Ballardini che scalpo non ne ha, scalpore nemmeno, tanto alla fine torna sempre lui.
Di Aleesami fantastici ne troviamo ogni settimana e da qui capiamo che quest’anno è diverso da quello precedente. I nuovi talenti di turno fanno cose, vedono gente ma alla fine i punti che i Ciofani, Lasagna, Tonelli e compagni belli che l’anno scorso spuntavano contro la Lazio non arrivano. Zero carbonella, nove e lode per la Lazio: per il dieci c’è la settimana prossima.
Il manuale del piccolo pessimista direbbe che è un film già visto: il sorpasso in canna, un momento positivo e di grande concentrazione, prospettive di classifica che si fanno inaspettatamente invitanti. E poi bum, il botto: speriamo di no, di scongiuri ne possiamo fare tanti, ma la verità è che saranno quegli undici lì in campo a dimostrare che motivazioni ed orgoglio sono più forti della paura dell’ennesimo sogno spezzato.
Inzaghi pensa già: safari dentro la mia testa, ci son più bestie qui che nella foresta. Quando si va a caccia d’altronde vale la regola del poker: se non hai capito dopo dieci minuti chi è la preda, allora vuol dire che la preda sei tu. Pollo o tigre che sia lo deciderà il campo: ma il brutto di partite come il derby è che nel passare da fenomeno all’Aleesami di turno, che stupisce, raccoglie applausi e complimenti ma alla fine esce a mani vuote, il passo è breve. Speriamo di trovarcelo di fronte un’altra volta, invece di ritrovarci improvvisamente nei suoi panni.
Fabio Belli