La sua storia con la maglia della Lazio è iniziata trascinando la squadra alla qualificazione nel preliminare di Champions League, e terminata con lo scambio che portò Candreva alla Lazio. Simone Del Nero, in diretta su Radio Incontro Olympia, parla di Lazio tra passato e presente: “La Lazio mi è rimasta dentro. Non sono stato moltissimo a Roma ma quando sono stato ceduto al Cesena mi sono messo a piangere, era finita. In quei giorni avevo spento il cellulare, non volevo che mi chiamassero, non volevo andare via. Poi ho fatto i conti con la mia coscienza e l’ho riacceso e deciso di accettare il trasferimento. Dovevo rimettermi in gioco era giusto così. La partita dei preliminari di Champions League contro la Dinamo Bucarest è stata la soddisfazione più grande nella mia esperienza alla Lazio, in cui sono stato protagonista. Erano due mesi che facevo parte della rosa, e i presupposti furono positivi. Sono stato quattro anni e mezzo fantastici, ho incontrato persone stupende e con molti di loro ancora sono in contatto. Mi sarebbe piaciuto segnare in un derby, purtroppo non sono riuscito mai a giocarne uno. La prima cosa che ti chiedono i tifosi quando arrivi a Roma è di vincere il derby. La settimana precedente è sempre difficile da gestire ma ti caricava molto, i tifosi della Lazio ci credevano tantissimo. Era importante, Formello si riempiva di gente e di entusiasmo. Alla Lazio ho ritrovato anche Cribari che è come un fratello, lo conosco da quando avevamo 18 anni. Spesso io vado in Brasile o lui viene in Italia e a volte parliamo anche dei nostri anni alla Lazio. Una volta sono entrato nello spogliatoio vestito non benissimo, Baronio mi legò tutti i vestiti al muro con lo scotch. Tanta era la rabbia che presi tutti quelli di Baronio, al rientro dall’allenamento e li buttai sotto la doccia. Per non parlare di Inzaghi, era il beniamino dello spogliatoio. Era un giocherellone sempre con il sorriso in bocca. Adesso lo vedo in panchina con un altro atteggiamento, un altro portamento, come è giusto che sia. Devi gestire 26 giocatori non sei più soltanto tu, ci sono delle responsabilità e delle tensioni da gestire. Ma questo non è un problema gli riesce benissimo e i risultati lo stanno dimostrando. Ero abituato a vederlo sotto un altro aspetto. Ora invece è diventato un grande allenatore. Il tempo gli sta dando ragione e sono contento per lui se lo merita. Però per come l’ho conosciuto io non l’avrei mai immaginato. Adesso invece lo dico sempre, il migliore acquisto della Lazio in estate è stato Simone Inzaghi. Sta facendo un grandissimo lavoro con i giovani, li sta crescendo dandogli fiducia e gestendoli al meglio. Li conosce benissimo e lo stanno ripagando. Partire senza grandi ambizioni è stato un vantaggio, adesso sta stupendo tutti. L’acquisto di Immobile e aver ritrovato Keita e Felipe Anderson è stato fondamentale. Io spero che Keita la Lazio riesca a trattenerlo, lo ricordo era un ragazzino quando io ero alla Lazio ma già si vedeva che aveva i colpi da campione. E’ fondamentale. Le motivazioni per un giocatore sono fondamentali, conta avere un allenatore che crede in te e poi la società deve fare il suo. La Lazio deve tenerlo a tutti i costi. Poi bisogna farlo restare tranquillo senza mettergli troppe pressioni addosso. Con questa rosa la Lazio può giocarsi fino in fondo la qualificazione alla Champions League, che ormai manca da troppo tempo”.
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