Ad oggi Claudio Lotito, presidente della Lazio, ha saldato poco più della metà del debito che la società ha con il fisco e che fu oggetto della transazione “salva-Lazio”, stipulata nel 2005 con l’Agenzia delle Entrate. Dal club biancoceleste infatti sono arrivati finora appena 75,44 milioni di euro a fronte di 143,24 milioni complessivi. Lotito dovrà dunque sborsare altri 67,8 milioni, cifra che sarà versata in 12 rate annuali, ciascuna di 5,65 milioni e in scadenza il primo aprile. A dirlo Il Sole 24 Ore, che cita il bilancio al 30 giugno 2016 del sodalizio calcistico capitolino, di cui Lotito acquisì la proprietà il 19 luglio 2004. Dodici mesi prima che al patron fu concessa una cosa mai vista per una società superindebitata: una sanatoria con il fisco che ha evitato il fallimento. All’epoca, alla Lazio fu contestato un mancato gettito nelle casse statali pari a 148,8 milioni tra lrpef sugli stipendi dei calciatori e Iva per gli anni dal 2002 al 21 marzo 2005. Cifra in larga parte accumulata dal predecessore, Sergio Cragnotti. Finché la Lazio non avrà chiuso la pratica, Equitalia manterrà l’iscrizione dell’aggravio di ipoteca sul centro sportivo di Formello. A garanzia della somma dovuta, la Lazio pose “la cessione pro solvendo dei crediti rivenienti dagli incassi da biglietteria“, si legge nel bilancio. E proprio questo aspetto rappresenta la grana più grande per Lotito: i tifosi infatti, come noto, non lo amano e le presenze allo stadio sono in calo. Nella scorsa stagione i ricavi da gare in casa sono diminuiti da 9,69 a 7,53 milioni (-22%), una variazione che, secondo il bilancio, “è imputabile principalmente alle contestazioni nei confronti della società”. Bilancio che inoltre si è chiuso con una perdita netta consolidata di 12,6 milioni e una riduzione del patrimonio netto a 8,87 milioni. Cifre in parte compensate da un utile netto dichiarato a livello civilistico di 976.362 euro, che però non riflette l’andamento effettivo della società, perché parte di esso deriva da attività che sono dentro un’altra società controllata al 100%, la Lazio Marketing, creata il 29 settembre 2006 per scorporare e rivalutare il marchio. Da quest’operazione derivò una plusvalenza di 95 milioni che è fittizia (in quanto è come se Lotito avesse venduto il marchio a se stesso), ma tollerata dalla Figc. E che non è l’unico tentativo di maquillage contabile nel mondo del calcio, dove simili operazioni sono state intraprese anche da lnter, Milan e As Roma, per citare solo le più importanti. Comunque, i ricavi consolidati sono diminuiti da 110,4 a 91,9 milioni. In realtà sarebbero dovuti aumentare, vista la partecipazione della Lazio ai preliminari di Champions League e all’Europa League fino agli ottavi di finale. Ma Lotito aveva anticipato nel bilancio 2015 circa 21 milioni di ricavi da coppe europee: una manovra di cui la Consob un anno fa aveva chiesto spiegazione al presidente, non ricevendo tuttavia alcuna risposta.
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BILANCIO 2016 – “Salva Lazio”, ecco quanto Lotito deve ancora al Fisco
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