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TEMPI BELLI – Roma succursale

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La reazione di Eusebio Di Francesco è tutta un programma.

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Uno che alla Roma è rimasto sin troppo legato. Come è giusto che sia, o forse no vista la relativa importanza del suo contributo alla causa. Resta il fatto che gli intrecci del destino a volte sono strani: trovarsi allenatore di buon lignaggio in una formazione che intreccia fervidissime relazioni proprio con la squadra del cuore del tempo che fu da calciatore.

Coincidenze? Io non credo, recita un tormentone di internet. Resta il fatto che la presenza di così tanti rampolli della Cantera di Tor Pagnotta e dintorni può essere dovuta a buone relazioni tra i due club, tra i direttori sportivi, o magari dalla presenza dell’Eusebio di turno. Resta il fatto che, docili come agnellini, i Pellegrini diventano di nuovo aranciate esagerate quando ci sono i colori biancazzurri di fronte. L’ardore agonistico ritrovato si scontra con le bizzarrie di Calvarese che prima ignora un fallo di mano di Peluso, a riprova del rapporto burrascoso tra la Lazio e i calci di rigore quest’anno, poi però non coglie in fallo Lulic, che sigla il vantaggio in posizione di fuorigioco.

Ovviamente, l’Eusebio ritiene rilevante solo il secondo episodio, d’altronde da Politano a puritano il passo è breve e la squadra emiliana nel doppio confronto con Roma Capitale ne esce da mera succursale, anche se il copione tra una recita e l’altra è stato abbastanza diverso. E anche la reazione alla sconfitta, considerata fisiologica mercoledì scorso, divenuta improvvisamente intollerabile domenica pomeriggio.

D’altronde quella di seminare giocatori in giro per l’Italia può essere una politica redditizia. Certo, se poi ci si ritrova a perdere due punti perché il proprio portiere è protagonista di una prestazione mostruosa con la maglia di un’altra squadra, si sfiora il paradosso, come quelli che piacevano a Walter che se ne è andato e non ritorna più. Ma in giro ha lasciato tanti amici, soprattutto a Sassuolo. E’ un po’ il cerchio della vita, che si sa, è fatta a scale: chi le scende, e chi succursale.

Fabio Belli

 

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