Arriva una notizia shock dagli USA: un gruppo di scienziati statunitensi ha dato il via a un progetto per “riportare in vita” i soggetti clinicamente morti. Sembra la trama di un film horror o di fantascienza, ma è tutto vero…è pure Scienza. La società biotech Bioquark ha infatti ricevuto l’approvazione dal governo Usa, inclusa la possibilità di reclutare (con permessi speciali ottenuti dalle famiglie) 20 pazienti clinicamente morti a seguito di una lesione cerebrale traumatica. Per riuscire nell’impresa, i ricercatori utilizzeranno un mix di terapie, tra cui la rigenerazione del cervello e l’iniezione di cellule staminali.
IL CERVELLO RIPARTE DA ZERO – La somministrazione delle terapie, dalla stimolazione neuronale all’iniezione di peptidi, durerà diversi mesi. Durante questo lasso di tempo, i soggetti saranno monitorati attraverso screening cerebrali per verificare i segni di un’eventuale “rigenerazione”. E qui, sì, la questione si fa “inquietante“: in caso di risultato positivo, il cervello dell’individuo “rinato” ripartirà da zero, assumendo un’identità completamente nuova. In altre parole sarà classificato come individuo X e la sua nuova vita avrà inizio da quel preciso momento. Un’ipotesi che però al momento è tra le meno plausibili.
UNA RICERCA UNICA – Lo studio permetterà di ottenere informazioni uniche sullo stato di morte cerebrale, aprendo la strada a nuove terapie per affrontare stati di coma e vegetativi e patologie come Parkinson e Alzheimer. “Ci aspettiamo di osservare i primi risultati nei primi due-tre mesi“, ha il dottor Ira Pastor, Ceo di Bioquark.
Insomma, sembra tanto una ricerca in stile Victor Frankenstein, che si sa, secondo il racconto di Mary Shelley, giocò ad essere Dio con tutte le accuse etiche del tempo e del caso. Ma i tempi sono cambiati, la scienza si è evoluta e si evolve di continuo e non c’è da meravigliarsi se la ricerca del futuro miri sempre più sostituirsi a ciò che per molti viene considerato ancora “unico ed imperscrutabile campo di Dio”.