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Perea: “Avrei voluto un’altra chance. Io il nuovo Cavani? Se non gioco come posso dimostrarlo?”.

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Brayan Perea è uno dei tanti nomi che hanno fatto parte del mondo biancoceleste. Un giovane di belle speranze e di buonissima tecnica che purtroppo non è riuscito a superare le difficoltà che il calcio europeo pone come un grosso macigno su chi viene da un altro mondo come il campionato colombiano. Certo, complice anche chi lo ha presentato come il “nuovo Cavani“, ma è anche vero che i tifosi biancocelesti hanno cercato il più possibile di difenderlo finché la pazienza ha retto. Brayan Perea da quel volo transoceanico che l’ha portato in Italia non ha avuto troppa fortuna. Lazio, Perugia, Troyes e ora il Lugo, in Spagna. In nessuna di queste tappe El Coco è riuscito ancora a imporsi. E ai microfoni di Gianlucadimarzio.com ricorda il periodo romano:

A Roma ho lasciato tanti amici, il primo anno in Italia mi hanno aiutato molto. Mi mancano, anche il cibo: impazzisco per la Norcina (un tipo di pasta ndr)! Ne vado matto…”, racconta. “Con la Lazio S egnai in tutte le competizioni, il più bello è stato quello contro il Parma al 90esimo, un’emozione incredibile. Poi infortuni, stop. Non sono riuscito ad esprimermi. Certo, qualcosa ho sbagliato anch’io, lo ammetto. Ma ho sempre voluto restare alla Lazio. Tare mi definì il nuovo Cavani, mi ha fatto piacere. Ma se non gioco come posso dimostrarlo? Quando firmai ero contentissimo. Arrivai in una squadra forte, storica, internazionale. Volevo dimostrare di essere all’altezza”. Poi i primi prestiti: “Sono andato in prestito a Perugia, poi sono tornato e non ho più giocato. Tornassi indietro non andrei in Francia. C’erano alcuni problemi, qualche casino, tante situazioni che non andavano bene. Io ero in prestito secco, ad un certo punto hanno deciso di non farmi giocare più”. Ma le amicizie son rimaste: “Keita e Felipe sono come fratelli. Klose era unico, un leader silenzioso. Parlava poco, ma quando parlava tutti lo ascoltavano. Ti diceva cosa fare, come muoverti. Invogliava la squadra a migliorare, un referente. Voglio dimostrare che posso giocare in Serie A. Se la Lazio mi avesse dato la possibilità di giocare avrei potuto far bene, ma non è andata così”. Ora il Lugo: “Siamo secondi a 17 punti, il Levante è primo a 23. Qui mi sento a mio agio. Gioco in B spagnola, certo. Ma il campionato è molto difficile. Si gioca palla a terra, veloci”. 

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