Fantasista capace di fare la fortuna di Vicenza, Bologna e Palermo tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio, Lamberto Zauli è intervenuto sugli 88.100 di Elleradio nella trasmissione “Laziali on Air” per parlare proprio della sfida che vedrà i felsinei impegnati all’Olimpico contro la Lazio, domenica prossima.
Lazio e Bologna hanno stupito partendo in campionato decisamente meglio rispetto alle previsioni della vigilia: “Sicuramente la Lazio ha sorpreso ancor di più del Bologna. I rossoblu hanno confermato l’assetto dell’anno scorso che ha conquistato una tranquilla salvezza con Donadoni, a sua volta confermato, ed è andato avanti nel segno della continuità da parte di quella che è la nuova proprietà del club. Nella Lazio invece il gruppo si è stretto attorno ad Inzaghi, che inizialmente sembrava un ripiego, ma che invece ha fatto vedere qualità che forse non si immaginavano ad inizio stagione”.
Il centrocampo della Lazio è sotto la luce dei riflettori: “L’infortunio di Biglia ha tolto per il momento un vero top player all’impianto di squadra. C’è comunque un grande giocatore come Parolo, ma anche la presenza di de Vrij in difesa e il rientro di Keita in attacco hanno permesso alla squadra di compiere un bel salto di qualità”.
Su Simone Inzaghi e la gestione del caso Keita: “Al momento non conosco i veri motivi che hanno portato alla discussione con Keita. Sicuramente il ragazzo è stato escluso per il bene del gruppo, poi quando è rientrato ha saputo riconquistare la stima di tutti ed i risultati sono alla luce del sole. La gestione da parte dell’allenatore di questo momento di tensione mi è sembrata, alla fine di tutto, adeguata”.
In Italia non si offre più la dovuta attenzione all’Europa League. Le squadre italiane potranno ben figurare quest’anno? “Snobbare l’Europa mi sembra un discorso assurdo. Ci sono le squadre di primissimo piano che normalmente puntano alla Champions, ma ci sono tante realtà che dopo aver fatto di tutto per arrivare in Europa League si abbandonano a dei turn over che tolgono ogni ambizione per arrivare in fondo alla competizione. L’Europa League sarebbe un’ottima occasione anche per mettere in luce talenti, invece si snobba la competizione per concentrarsi sul campionato… e rientrare in Europa l’anno successivo. E’ abbastanza assurdo”.
Che impressione ha destato la Nazionale durante questa pausa? “E’ presto per dare un giudizio su Ventura. Sicuramente l’utilizzo di Belotti ed Immobile ha aumentato la qualità offensiva, ha portato una freschezza che era mancata contro la Spagna, anche perché l’allenatore li conosce bene e sa come valorizzarli. Non essendoci più grandi talenti tra gli azzurri la squadra va costruita con grande generosità e i due attaccanti hanno queste caratteristiche”.
La figura del classico trequartista sta quasi sparendo. Da ex interprete di questo ruolo, che evoluzione sta prendendo il calcio in questo senso? “Spesso dipende anche dai moduli che vanno per la maggiore. Nel 4-3-3 o nel 3-5-2 è difficile trovare posto al trequartista classico. Nella Lazio Keita o Felipe Anderson potrebbero fare il dieci classico, ma l’interpretazione dei giocatori di fantasia ora va verso direzioni differenti. Tatticamente si preferisce far giocare sulle corsie esterne i giocatori che sanno saltare bene l’uomo, piuttosto che farli svariare a tutto campo”.
Anche andare allo stadio sta diventando sempre più complicato e le persone, come avviene all’Olimpico a Roma, si allontanano sempre di più dagli impianti: “In Italia si parla molto delle televisioni, ma in Inghilterra la Premier League è il campionato più televisivo del mondo eppure gli stadi sono sempre pieni. In Italia basta pochissimo per abbandonare lo stadio, a volte si reagisce eccessivamente male a restrizioni che sono pensate anche per la sicurezza collettiva. Vedere l’Olimpico vuoto fa male, quando fino a quindici anni fa si vedevano spesso ottantamila spettatori. In Inghilterra i prezzi sono alti, le famiglie possono avere difficoltà, ma gli stadi sono pieni anche perché gli impianti sono stati pensati per far godere il pubblico di un autentico spettacolo. In molti stadi italiani manca addirittura la copertura”.