Durante un’intervista rilasciata al Guerin Sportivo l’ex Ciccio Cordova è tornato a parlare del suo passaggio dalla Roma alla Lazio avvenuto nel lontano 1976:
“Nella mia vita l’unica cosa che non rifarei mai è passare dalla Roma alla Lazio. All’epoca fu una mia decisione, venni trattato male dalla società giallorossa e decisi apposta di passare ai rivali. L’anno prima iniziammo male il campionato, dopo sette giornate ci trovammo ultimi con il derby da affrontare la giornata successiva. Io ero fuori squadra. Nonostante fossi il capitano e il regista della squadra giallorossa Liedholm non mi faceva giocare. La colpa della decisione dell’allenatore era del presidente Anzalone, che soffriva il fatto che io fossi il genero del suo predecessore alla guida della società. Mio suocero, Alvaro Marchini, mi aveva avvisato che avrei sicuramente subito uno sgarro. Infatti Anzalone mi mise contro i tifosi. Per il derby decisero di farmi scendere in campo, così nel caso le cose fossero andate male avrebbero potuto far ricadere la colpa su di me. Io mi rifiutai e loro mi mandarono a casa il giornalista Melidoni per convincermi a giocare. Anche perché io alla Roma tenevo. Accetto, vinciamo 1-0 e da quel giorno non esco più di squadra. Pian piano risaliamo in classifica chiudendo il campionato al terzo posto e inoltre venni convocato anche in Nazionale. L’anno dopo però Anzalone voleva cedermi al Verona ma io rifiutai e lui mi minacciò di farmi smettere di giocare. Per ripicca decisi allora di andare alla Lazio. Un gesto infantile che fu anche segno di insofferenza verso un calcio finto. Calarmi nella nuova realtà è stata dura. Pochi mesi prima c’era stato il dramma di Re Cecconi. Quando seppi della notizia non ci volevo credere povero ragazzo, andammo tutti all’ospedale. Al derby soffrii tantissimo, è stata dura. Tra le altre cose c’erano anche le prese in giro dei miei ex compagni. L’anno dopo feci anche un autogol deviando un tiro dalla distanza, fu la legge del contrappasso. Però devo essere sincero: nei miei tre anni alla Lazio sono stato trattato meglio che alla Roma“.