Mentre Maurito Zarate esulta per aver vinto la lunghissima causa contro la Lazio e sopratutto contro Lotito, la società biancoceleste non si dà per vinta e vuole giocarsi tutte le carte rimaste. Non intende rinunciare ai 5,6 milioni (già messi a bilancio) di rimborso dall’argentino e dal Velez, dopo la rescissione unilaterale del contratto biancoceleste. A riguardo ha parlato ai microfoni di “Cittaceleste” l’avvocato Gentile:“Dobbiamo leggere la sentenza. E’ possibile fare ricorso, se ci sono vizi procedurali. La vicenda però è seguita da un avvocato di Losanna e ancora non ci ha mandato nulla. Vedremo, lunedì se ne saprà di più”.
Il Tas d’appello di Losanna però è l’ultimo grado di giudizio. Rimangono dunque pochissime e flebili chance di metterci una toppa. Specie perché in capo ai tesserati della Lazio, sulla stessa vicenda, pendono altri giudizi. Fra poco più di 10 giorni infatti – ricorda ancora Cittaceleste – il ds della Lazio, Igli Tare, e il segretario generale, Armando Calveri, (rinviati a giudizio) andranno a processo per falsa testimonianza. Udienza fissata il prossimo 19 ottobre: se venissero condannati, si riaprirebbe anche il processo contro Lotito per mobbing. L’avvocato Sabini ha già fatto ricorso alla Corte d’appello per agosto 2017: verrebbero richiesti i danni, soprattutto quei 450mila euro di premi non ricevuti insieme alle ultime tre mensilità (900mila euro) del contratto. Lotito, a bilancio, era convinto di averla fatta franca: «In merito alla causa promossa dal giocatore Zarate per il riconoscimento di mensilità e premi relativi alla stagione 2012/2013, la sezione del lavoro del Tribunale di Roma ha accolto la tesi della S.S. Lazio S.p.A. secondo la quale tali compensi non erano dovuti per inadempienze contrattuali condannando il giocatore anche al pagamento delle spese legali». Forse non è così.