Stavolta partiamo da un assunto: in clima di contestazione e dissenso, non è comunque bello definire “gufi” o comunque astiosi persone che non sono soddisfatte per nulla di come vanno le cose alla Lazio. Certo però che anche quelli che dopo una vittoria per 3-0 parlano da 36 ore solo di Djordjevic, non rendono la vita facile agli altri.
Ormai questo giocatore è diventato per molti un’ossessione, il simbolo che tutto va inconfutabilmente male e che la fine dei giorni è prossima. Illustriamo il teorema. Se si moltiplica un numero per zero o per infinito, il risultato sarà sempre zero o infinito. Se si divide un numero per zero, il risultato sarà infinito. Se si divide un numero per infinito, il risultato sarà zero. Se si moltiplica zero per infinito, il risultato per costoro sarà Djordjevic.
Difficile capire perché il suddetto sia diventato un tormentone. Da un anno a questa parte, e non è poco, sta giocando molto male e probabilmente non è un caso ma un’involuzione che lascia pensare al fatto che sia l’unico centravanti di ruolo, esclusi i Primavera, che possa dare una mano a Ciro Immobile nel corso di tutta la stagione.
Tutto giusto, ma poi viene in mente che Djordjevic due stagioni fa ha segnato otto gol in campionato in un’annata in cui ha saltato quattro mesi di campionato per una frattura per la quale un buon ottanta per cento di quelli che lo criticano come fosse il giocatore più scarso della storia del calcio chiederebbero la pensione di invalidità. E rientrato ha segnato un gol in un derby che la Lazio ha fatto di tutto per perdere con i suoi giocatori più osannati, ma che, fosse stato per lui, non avrebbe perso.
Chi offre mezza gamba in sacrificio per la Lazio meriterebbe altro tipo di rispetto. E forse lo può ottenere da chi ne critica le prestazioni oggettivamente insufficiente, ma che non cade mai in un dileggio che solo gli avversari della Lazio dovrebbero riservare a giocatori della Lazio. Se poi si arriva a dire, dopo un tre a zero in casa: “Sì, ma che gol ha sbagliato Djordjevic“, allora siamo allo stalking. Noi che all’ossessione matematica non abbiamo mai ceduto, prendiamo atto che il buon Filip debba dimostrare altro per sperare di zittire i detrattori. Ma se dopo un tre a zero in casa (sì, siamo ripetitivi, ma a ragione), mi dici anche solo “Djordjevic”, io magari non ti voglio dare del gufo, ma che ti rode un po’ il culo che la Lazio vince, lo penso eccome. Come ogni teorema, da un’ipotesi si arriva a una tesi, e certe reazioni ne sono la dimostrazione.
Fabio Belli