La tanto decantata Ape, la nuova formula architettata dal Governo per mandare le persone in anticipo in pensione, è praticamente un prestito bancario che il pensionato riceve e che poi deve restituire nei successivi venti anni. L’Ape entrerà a far parte della Finanziaria 2017, la legge varata ogni autunno che ripartisce le disponibilità finanziarie dello Stato per l’anno successivo fra i vari capitoli di spesa pubblica. Nonostante sia presto per calcolare con certezza quanto costerà l’Ape effettivamente agli anziani, e quanto incasseranno le banche dai tassi d’interesse di questi prestiti, alcune cifre già stanno circolando.
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all’anno prossimo chi avrà compiuto 63 anni potrà chiedere un anticipo pensionistico di tre anni e sette mesi. Ma chi potrà farlo, quanto costerà ai lavoratori e quanto alle casse pubbliche? Ecco quello che c’è da sapere.
Anticipare di un solo anno la pensione significa una decurtazione del 5% dell’assegno mensile per i venti anni successivi. Se invece si sceglie di accedervi con tre anni e sette mesi d’anticipo si rinuncerebbe al 18%. Questo valore però non considera il costo dell’assicurazione che bisognerà stipulare a favore delle banche in caso il pensionato non sopravvivesse ai venti anni di rimborso finanziario. Alcune stime dicono che complessivamente per usufruire dell’Ape, al netto di tutte le spese, sarà necessario trattenere il 25% dell’assegno pensionistico.