Tutto nasce da un episodio verificatosi in Sardegna, più precisamente a Buggerru, il 4 settembre 1904 quando mentre era in corso uno sciopero a cui avevano aderito circa duemila lavoratori della miniera l’esercito sparò sui manifestanti uccidendone quattro e ferendone undici.
Agli inizi del ‘900 Buggerru veniva chiamato “petite Paris” ovvero “piccola Parigi” dato che i dirigenti minerari che si erano trasferiti nel borgo minerario con le rispettive famiglie avevano creato un certo ambiente culturale. Fra questi Achille Georgiades, un greco arrivato in Sardegna nel 1903 per dirigere le miniere della Societé des mines de Malfidano di Parigi, la cui Sede operativa in Sardegna era proprio a Buggerru. C’era anche il francese Georges Perrier che gestiva un cinema; inoltre in paese vi erano anche un teatro e un circolo riservato alla ristretta élite dei dirigenti della società francese. E poi c’erano i minatori che lavoravano in condizioni disumane, sottopagati e costretti a turni di lavoro massacranti, vittime molto spesso di incidenti mortali sul lavoro. Questi ultimi erano organizzati nella Lega di resistenza di Buggerru che contava quattromila iscritti. Nel 1903 i delegati della Lega di Buggerru avevano partecipato al secondo congresso nazionale della Federazione dei minatori. I dirigenti della Lega erano due socialisti, Giuseppe Cavallera e Alcibiade Battelli. Per cercare una risposta alle loro rivendicazioni riguardanti l’incremento dei salari e il miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro, fu attuata un’ondata di scioperi che presero il via nei primi mesi del 1904. Il 7 maggio però si verificò l’ennesimo incidente che costò la vita a quattro minatori. La protesta si fece più dura nel mese di settembre a seguito di una circolare diramata il giorno 2 dall’ingegner Georgiades, dove veniva comunicato che a partire dal giorno dopo la pausa tra i due turni di lavoro, mattutino e pomeridiano, era stata ridotta di un’ora. La reazione dei lavoratori fu immediata e iniziò lo sciopero dei minatori. La domenica del 4 settembre 1904 mentre la delegazione sindacale era in trattative gli operai erano riuniti di fronte alla sede della direzione generale della miniera in sostegno della delegazione sindacale. Ma nel frattempo i titolari della ditta chiamarono l’esercito, che fece fuoco sugli operai uccidendone tre e ferendone molti altri.
I fatti verificatisi provocarono fortissime reazioni: l’11 settembre a Milano per protestare contro la violenza di Buggerru la Camera del lavoro approvò una mozione per lo sciopero generale da organizzare in tutta Italia entro otto giorni; il 14 settembre a Castelluzzo, in Provincia di Trapani, durante una manifestazione dei contadini che protestavano contro lo scioglimento di una riunione locale e l’arresto di un socialista, dirigente di una cooperativa agricola, i carabinieri spararono sui contadini; il giorno successivo a Sestri Ponente vi furono dei disordini. A seguito dell’ennesima strage l’indignazione raggiunse livelli altissimi. A quel punto, promosso dai sindacalisti rivoluzionari di Arturo Labriola e dal Partito Socialista Italiano di Filippo Turati, la Camera del Lavoro di Milano proclamò lo sciopero generale nazionale, fu il primo in tutta Europa, che si svolse dal 16 al 21 settembre ed al quale aderirono i lavoratori italiani di tutte le categorie.
E così, il 16 settembre 1904, lo sciopero generale cominciò ad attuarsi con larga partecipazione a Milano e a Genova e via via a Bologna, Livorno, Parma, Roma, Torino e, nei giorni seguenti, coinvolse Bari, Biella, Brescia, Catanzaro, Napoli, Palermo, Perugia, Venezia e inoltre lo sciopero si estese anche nelle campagne. Dopo l’assunzione di impegno, da parte di un gruppo di parlamentari socialisti, a presentare in Parlamento una proposta di legge per vietare l’uso delle armi alle forze dell’ordine durante gli scioperi il 21 settembre lo sciopero si concluse. Giolitti chiese ed ottenne dal re lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate.