Il Ministero dell’Interno e la Questura di Roma emetteranno delle sanzioni nei confronti dei “tifosi indisciplinati” giallorossi che si sono resi protagonisti dell’“abominevole” reato del cambio del posto all’interno dell’Olimpico.
Previste “multe da 167 euro per non aver rispettato il posto allo stadio” in occasione della gara tra i giallorossi e il Porto del 23 agosto scorso. Inoltre, se nel corso della stagione calcistica appena iniziata le persone coinvolte dovessero commettere la stessa infrazione potrebbero ricevere anche un Daspo, con possibile licenziamento dal posto di lavoro o impossibilità, nel caso di imprenditori, di contrattare servizi e lavori con la pubblica amministrazione. I tifosi sanzionati sono stati immortalati dalle immagini di sicurezza nel Settore 20-21 Curva Sud e sono stati accusati di “non aver occupato il proprio posto e per aver sostato sulla balaustra, struttura non specificatamente destinata allo stazionamento del pubblico”.
L’avvocato Lorenzo Contucci, legale penalista ed esperto delle politiche da stadio, intervenendo ai microfoni di RomaToday ha così commentato: “Sono delle misure che vengono utilizzate solo allo Stadio Olimpico di Roma come progetto pilota da esportare a tutti gli stadi d’Italia. I tifosi di Roma e Lazio sono solo delle vittime, delle cavie sacrificali di questo esperimento. I risultati di questa strategia sono indicati nei dati di affluenza degli spettatori, in calo non solo nella capitale ma in tutti gli impianti del paese. Sono dieci anni che parlano di famiglie allo stadio ma tutto si è rivelato ancora una volta un fallimento totale. I problemi sono ben altri. Una famiglia composta da padre, madre e due figli, ad esempio, per recarsi allo stadio spende almeno 150 euro. Se poi chi va allo stadio non può più godere dello spettacolo degli spalti, si può capire il perchè un intero nucleo familiare si voglia e si possa permettere poche uscite allo stadio, come lo può fare per una gita a Disneyland. Un costo eccessivo che solitamente una famiglia media può concedersi una volta all’anno come le ferie. Tutto questo ha portato alla ‘desertificazione dello stadio’, cioè alla dimostrazione del fallimento delle politiche che il Ministero dell’Interno e la Questura di Roma vogliono far passare come prioritarie per consentire alle persone per ‘bene’ di andare a spendere soldi per quello che ormai è sempre più business e sempre meno uno spettacolo popolare”.