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FOCUS – Analisi del 3-5-2 inzaghiano. Pro e contro di un modulo che ha diviso i laziali



In casa Lazio nelle ultime partite si è assistito ad una rivoluzione tattica targata Simone Inzaghi. L’ex tecnico della Primavera, che durante l’estate aveva puntato sul 4-3-3, costruendo, soprattutto, la rosa con questo modulo, ha deciso di stravolgere la Lazio tatticamente. Infatti si è passati ad un sorprendente 3-5-2. Eppure i biancocelesti, nelle due stagioni targate Stefano Pioli, avevano trovato nel 4-3-3, la loro quadratura anche, nel primo anno, con un gioco spettacolare.

LA NASCITA DEL 3-5-2  – Ma come è nata l’idea di questo modulo? Inzaghi e tare hanno spiegato che la nuova formazione tattica era stata provata anche durante il ritiro estivo. Dopo il pirotecnico successo alla prima giornata contro l’Atalanta (2-3) e l’avvento della sfida alla Juventus, hanno portato Inzaghi ad optare per la difesa a 3. Un modulo che ha permesso ai biancocelesti di limitare i campioni d’Italia, nonostante la sconfitta per un errore singolo. Ma è davvero il modulo giusto per questa Lazio? Proviamo ad analizzare i PRO e i CONTRO:

I PRO DEL 3-5-2 – La nuova impostazione tattica ha dato sicuramente solidità e compattezza alla squadra. Una difesa spesso tosta, ben organizzata e guidata da un De Vrij in grande spolvero. Bastos o Wallace e Radu si sposano alla perfezione con il modulo a 3 dietro e con la guida dell’olandese. Non a caso la società ha rinforzato il reparto arretrato dopo le numerosi debacle dello scorso anno. Un altro punto a favore è Milinkovic Savic. La posizione del serbo nel centrocampo a 5 è determinante e con il suo fisico è utile sia in fase offensiva, con i numerosi inserimenti, che in quella difensiva, dando peso al centrocampo.  La squadra, infine, ha dimostrato grande sacrificio e adattabilità al nuovo schema. I vari Lulic, Basta, Lukaku sono esterni che possono ricoprire perfettamente il ruolo di ala nel centrocampo a 5, trasformandosi in terzini all’occorrenza.

I CONTRO DEL 3-5-2 – Ma non sono tutte rose e fiori. Infatti, ciò che ha fatto storcere in anso agli addetti ai lavori, è il sacrificio che comporta questo modulo: ovvero la rinuncia a Felipe Anderson e Keita come ali offensive dove poter sfoderare tutta la loro capacità nell’uno contro uno e. In pratica il nuovo modulo tarpa le ali alla Lazio. Di conseguenza, lo spostamento di Felipe sulla linea dei centrocampisti, e dei terzini in fase di non possesso, e l’avanzamento di Keita a seconda punta, non permettono ai biancocelesti di sfruttare le caratteristiche dei due gioielli della rosa. La manovra offensiva, di conseguenza, ne risente, come accaduto contro l’Empoli, Juventus e in parte contro il Milan.

ROSA NON ADATTA AL 3-5-2 – Dulcis in fundo la rosa a disposizione di mister Inzaghi non è stata costruita secondo il 3-5-2, ma per il 4-3-3. Ovvero: la mancanza di attaccanti in rosa è palese. Il solo Immobile non basta, Djordjevic è un corpo estraneo e Keita non è una punta. LuiS Alberto è più un trequartista che si può adattare ad ala e fu presentato come “erede” di Candreva. Inoltre Basta non troverebbe spazio se non al posto di Felipe. Lo stesso brasiliano e Keita ne risentono di questo modulo perché non utilizzati nelle loro posizioni a cui sono abituati. Se si tolgono i vantaggi che tale modulo ha portato alla difesa  (compattezza ed equilibrio), sul resto si possono avere ancora dei dubbi. Di certo, se si vorrà proseguire con il 3-5-2, Inzaghi dovrà far lavorare moltissimo i suoi calciatori.

Marco Corsini

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