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“Quando è arrivato aveva mostrato potenzialità enormi. Poi si è infortunato in maniera seria e da li non è stato più lui: ha perso sicurezza e probabilmente anche l’ambiente non lo aiuta. So benissimo come funziona a Roma e quando hai la piazza contro non è facile riprendersi. Ma io sono sicuro che si tratta di un buon giocatore”: con queste parole l’ex capitano biancoceleste Cristian Ledesma analizzava ieri il momento vissuto dal suo ex compagno di squadra Filip Djordjevic.
E’ vero, da quando subì quel terribile infortunio 2 anni fa l’ex giocatore del Nantes non si è più ripreso, cadendo in un pozzo senza fondo di sfiducia ed incertezza. Sembrava ieri che dopo un breve periodo di ambientamento, il centravanti serbo realizzava una splendida tripletta contro il Palermo (a testimonianza di un tasso tecnico non indifferente) candidandosi seriamente come erede di Miro Klose (costretto addirittura alla panchina). Da quel momento seguiranno altri 6 gol in 11 partite che portarono il centravanti serbo ad essere apprezzato da tutto il popolo biancoceleste. Poi l’inizio della fine: l’ex Nantes subisce un bruttissimo infortunio nella gara all’Olimpico contro il Milan. Una frattura spiroide scomposta del malleolo peroneale destro lo costringe all’intervento chirurgico e ai box fino al 4 maggio. Il finale di stagione è il suo sliding doors: in pochi secondi ha acquisito e perduto il titolo di eroe dei tifosi biancocelesti. Il suo bolide nella finale di Coppa Italia si spegne sul doppio palo della porta di Storari e la Juventus, alla fine, fa suo il trofeo grazie alla zampata di Matri. Pazienza, nel calcio si vince e si perde, ma un pensiero fisso echeggiava nel popolo biancoceleste (euforico per la qualificazione ai preliminari di Champions League): Filip è tornato, la Lazio deve ripartire da lui.

IL DISASTRO  – Ma si sa, nel calcio si tende a dimenticare in fretta le cose: un giorno sei considerato un campione adorato mentre il giorno dopo sei considerato il più scarso del mondo. E’ quello che accade nella stagione 2015/2016 (una delle più deludenti degli ultimi anni). Gli infortuni tormentano Djordjevic e la necessità di essere efficace ed efficiente fin da subito creava uno stress non indifferente. Diciamo non era il clima ideale per cercare di rilanciarsi. Delusione e sfiducia la fanno da padrone. Il serbo chiuderà la stagione con 31 gettoni e appena sei gol tra campionato, Coppa Italia, Europa League e Supercoppa Italiana. I numeri in A sono più preoccupanti visto che ha realizzato appena tre centri in tutta la passata stagione. Oggi, il numero nove è la prima alternativa a Immobile come punta centrale, ma le prime due apparizioni da subentrato (42 minuti in tutto) sono state preoccupanti. In particolare contro la Juventus, Filip non è mai entrato in partita sbagliando anche le cose più semplici. La mancanza di sicurezza è terribile per un calciatore. L’attaccante sembra aver perso sicurezza nelle sue qualità e il suo sembra un blocco anche mentale. E’ proprio un altro calciatore rispetto a quello dei primi mesi dell’era Pioli.

RIMBOCCARSI LE MANICHE – Lavorare circondato da sfiducia e delusione non è facile, per questo ci sentiamo di dire che forse era più opportuno per Filip cambiare aria, cercare una nuova sfida per sbloccarsi mentalmente una volta per tutte. Inzaghi e il mercato però hanno fatto sì che Djordjevic rimanesse ed ora (finché indosserà quella maglia) non possiamo fare altro che supportarlo e dargli tutto l’incoraggiamento di cui ha bisogno. Ovviamente lui deve metterci del suo. Il primo che può e deve cambiare il proprio destino è proprio lui, Filip. Se riuscirà a ritrovarsi può cambiare la sua vita e diventare un’arma nuova per Inzaghi. Il mister e la società credono ancora in lui e sperano che possa tornare ai suoi livelli. Tornare a brillare e a segnare con l’aquila sul petto potrebbero fargli riconquistare stime e considerazione. Filip deve tornare quello dei primi mesi, quando conquistò il popolo laziale a suon di gol.

Marco Lanari

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