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L’insostenibile pesantezza dell’essere…Filip Djordjevic



Giorgio Chinaglia, Bruno Giordano, Giuliano Fiorini, solo per citarne alcuni: la maglia biancoceleste numero 9 è sempre stata sulle spalle di giocatori simbolo, bomber di razza, uomini di grande carisma prima che calciatori di livello.

Da tre anni a questa parte la gloriosa casacca numero 9 è indossata da un giocatore serbo, arrivato a parametro zero nell’estate del 2014: Filip Djordjevic. Classe ’87, 186 centimetri per 80 kg, 6 anni di prestazioni alterne tra Ligue 1 e Ligue 2 in Francia con il Nantes, dopo l’esordio nel calcio che conta con la maglia della squadra più blasonata di Serbia, la Stella Rossa di Belgrado. Il Ds Igli Tare aveva puntato forte su di lui per il ruolo di vice-Klose, considerando il serbo un calciatore in grado di prenderne l’eredità una volta che il tedesco avesse appeso gli scarpini al chiodo. Così, nel mese di gennaio, anticipando la concorrenza (quale concorrenza?), gli aveva fatto firmare un contratto di 4 anni con la Lazio. Un vero affare, o forse no: 63 presenze e 15 reti il suo score biancoceleste, numeri non da capogiro, media gol mediocre. Non così mediocre però secondo coloro che la Lazio la gestiscono. In estate infatti per lui è arrivata la conferma, quando dopo il ritiro di Klose e l’approdo in biancoceleste di Ciro Immobile, la Lazio ha deciso di puntare ancora su di lui come bomber (?) di scorta. Ancora.

Ciò che veramente manca allo pseudo centravanti serbo sono le prestazioni: lento, impacciato, tecnicamente limitato e avulso dalla manovra. Aspetta palloni giocabili, il buon Filip, fermo nella metà campo avversaria o impegnato in un pressing tanto macchinoso quanto inconcludente. L’impegno di certo non manca, e ci mancherebbe, ma quando i mezzi tecnici sono carenti c’è poco da inventarsi. La maglia numero 9 della Lazio, quella maglia che fu di Long John, merita ben altri interpreti.

La Lazio in questo momento necessita dei gol e di un bomber vero da affiancare a Ciro Immobile, attaccante di movimento bravo ad attirare su di sè le difese avversarie e ad aprire gli spazi per gli altri. Alla Lazio serve un uomo in grado di buttarla dentro grazie al gioco di squadra, ma capace anche di inventarsi occasioni da solo quando la squadra non gira. Tutto questo Filip Djordjevic non è, e non potrà mai essere. In realtà sarebbe troppo semplice puntare il dito contro di lui, quando la colpa sarebbe da attribuire a chi lo ha scelto come centravanti della Lazio, consegnandogli ad occhi chiusi la gloriosa numero 9. Simone Inzaghi continua comunque a dargli fiducia, secondo non si sa quale criterio o gerarchia, assecondando forse la volontà di chi questo giocatore lo ha portato a Roma. Acquisto a parametro zero, si diceva, ma il suo valore effettivo non sembra essere poi così lontano da quella cifra…

Giulio Piras

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