Prosegue l’innovazione societaria? A raccontare cosa sta preparando la Lazio per la comunicazione e per i tifosi è intervenuto ai microfoni di Radiosei – a “Quelli che hanno portato il calcio a Roma” – il responsabile della comunicazione biancoceleste Arturo Diaconale:
Com’è cominciata questa tua collaborazione con la Lazio?
“E’ stata una cosa singolare, io ero in Rai ed erano le 16 e ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto che mi ha detto: “Sono Claudio…”. Ci conoscevamo con il presidente da anni ma non ci siamo mai frequentanti e mi disse che voleva ristrutturare la società e voleva che io mi occupassi della comunicazione. Io da laziale di lungo corso ero ben felice, poi abbiamo parlato ed eccomi qui. Poter fare un lavoro legato ai colori biancocelesti per me è il massimo della gioia”.
Il primo giorno cosa hai visto?
“Io sono sempre realista, è difficile che mi emozioni. Ho visto un gran bel centro, una struttura importante che può diventarlo ancora di più. Quello che più mi ha colpito sono i ragazzi della squadra che non avevo mai incontrato personalmente e ho cominciato pian piano a conoscere. Ho visto che ci sono persone di grande qualità anche umana oltre che tecnica e questo è molto importante. Sono le persone che fanno la squadra. Poi certo le squadre vanno costruite, ci vuole tempo… però sono stato colpito positivamente da questo”.
Cosa hai scoperto degli altri personaggi della società?
“Ho cominciato a conoscere tutti. Conoscevo già Peruzzi ma superficialmente. Ho cominciato ad apprezzare le persone che lavorano a Formello e ne ho tratto un’impressione positiva. Mi chiedono spesso ‘Come fai a convivere con Lotito?’ e io devo dire che ci sto benissimo. Questa sua energia che emana da tutti i pori e questa capacità di stare su mille fronti contemporaneamente non la vedo come una cosa negativa. Certo è una personalità molto forte ma è una caratteristica positiva. Ho trovato poi un tratto umano importante con il fatto di Amatrice. Mi ha colpito molto e credo che ha colpito anche chi non lo conosce. Quando è successa questa tragedia abbiamo scoperto che lui è molto legato a quel luogo e ha una base di sentimenti che magari nasconde ma ci sono ed è una persona di buon cuore. A me le persone che hanno buon cuore non mi dispiacciono. E’ un mondo così cinico che cancella le passioni e gli umori che invece devono rimanere”.
Hai convocato tutti i giornalisti e con umiltà hai detto di parlarne per ricreare un rapporto con i media. Cosa ricordi e da quel giorno cosa è cambiato e cosa sta per cambiare?
“Quel giorno per me è stato importante perché sono entrato nel meccanismo di chi segue professionalmente la Lazio. Ho conosciuto tanti colleghi che non conoscevo perché il mio mondo è quello ella politica, anche se ho bazzicato anche su questi terreni calcistici per tanto tempo quindi qualcuno già conoscevo. La mia impressione è che c’è stata la necessità di ampliare la comunicazione da parte della società che per un periodo ha vissuto sotto assedio da parte dei media, giornali, siti e radio. Per rompere l’assedio bisogna dialogare e aprirsi e andare incontro alle esigenze professionali. Una prima richiesta che mi è stata fatta è trasmettere le interviste fatte all’allenatore e/o a un giocatore non con 3 ore di ritardo, ma avere la possibilità di mandarle quasi in diretta o comunque massimo 10 minuti dopo. Ho risposto di sì. Abbiamo moltiplicato gli appuntamenti: prima c’era solo la conferenza pre-partita, ora invece c’è anche quella di un giocatore a metà settimana. Altresì ho dato la disponibilità a chiunque di poter intervistare un giocatore chiedendomi preventivamente l’autorizzazione ma non perché voglio fare una censura, ma perché devo conciliare le esigenze con eventuali vincoli contrattuali magari con Mediaset ecc..”
In che percentuale sono andate in porto?
“Fino adesso tutte, ma queste sono le cose marginali. In realtà la mia idea è creare un clima non di contestazione perenne ma di rispetto reciproco e di dialogo. Le polemiche quando sono condotte in maniera corretta sono uno stimolo, non sono affatto negative, ed è giusto che ci siano perché il giornalismo vive anche di questo mi dispiace solo quando ci siano preconcetti e si voglia fare l’assalto e la contestazione. Questo mi dispiace ma so che fa parte del gioco“
Come lo vedi il lavoro di Peruzzi e l’importanza della sua mediazione nel caso Keita?
“Secondo me il suo ruolo è fondamentale, è il ruolo del rapporto squadra-società. Gestisce e rappresenta un elemento di equilibrio all’interno dello spogliatoio. Credo che Peruzzi sia necessario oltre che per le qualità umane che possiede, ma anche per l’esperienza che ha alle spalle. Nella vicenda Keita ha trovato un gran lavoro di compromesso che molto spesso non è facile trovare in circostanze di questo genere. Tutti sono consapevoli che vanno trovate le mediazioni, piano piano ha ottenuto un risultato più che positivo. Keita gioca ed è importante per la squadra, adesso tocca a Inzaghi gestirlo e ai compagni aiutarlo e di conseguenza lui deve aiutare i compagni”.
Avevi detto che ci sarà un regolamento, quanto manca?
“Aspettiamo la prossima sosta anche perché accanto al regolamento vorrei aggiungere qualche altra novità interessante. Vorrei fare un piano che consenta di rompere gli assedi e di riproporre la Lazio all’attenzione della comunità in cui vive. Io sono preoccupato solo di una cosa: a Roma c’è una vocazione all’autodistruzione che tutti noi abbiamo eh… però va corretta perché rischia di produrre dei danni irreversibili a dei giocattoli che una volta che vengono lacerati poi è difficile ricomporre, e scopriamo che non abbiamo più la ragione delle nostre passioni“.
L’effetto Bielsa e altre cose hanno messo la ciliegina sulla torta, adesso non è facile ma si deve ripartire. Come fare?
“I momenti peggiori sono quelli migliori, solo se raggiungi il fondo puoi risalire. Mi rendo conto che dal punto di vista ambientale dobbiamo risalire la china ma non mi dispero perché ci sono le condizioni interne ed esterne per ripartire: il rapporto corretto con i media di ogni genere può consentire di avere più comunicazione”.
Bisogna aprire Formello, avere più contatto con la gente, senza il tifoso non si va da nessuna parte. La gente vuole ricominciare ma dipende anche da voi:
“E’ giusto e bisogna moltiplicare le iniziative per riportare la gente allo stadio e ricreare un clima che va al di là dei rapporti con la stampa. Con i tifosi si devono creare dei ponti, stabilire rapporti più intensi. Mi piacerebbe puntare sulla moltiplicazione dei club e circoli biancoazzurri che sono la base del consenso. Mi piacerebbe stabilire rapporti con le scuole calcio, dove vanno i ragazzini. L’affezione per le squadre inizia da bambini. Intensificare quel tipo di lavoro e dagli una visibilità maggiore, può essere utile, ci sono tante piccolezze che possono essere fatte e che possono riportare la gente allo stadio e creare un clima di sostegno. Io ho vissuto anche la serie B e mi ricordo che anche allora c’era una crisi di tifoseria e quelli che erano rimasti erano pochi”.
A quando le novità?
“Per metà ottobre spero di aver definito questo piano. Ho cercato di studiare anche le altre società italiane e straniere medio-grandi e secondo me ci sono margini di manovra e di miglioramento estremamente ampi, però riguardano la comunicazione il marketing e tanti aspetti… In generale, nel momento in cui parte questo progetto, spero di ottenere risultati”
La questione dei bollettini medici?
“Biglia farà una risonanza magnetica oggi alla Paideia e sapremo l’entità dell’infortunio subito. I bollettini medici ne ho parlato con il presidente. Esiste una perplessità perché non si vuole dare vantaggi agli avversari. Io personalmente sono a favore della comunicazione perché se non si dà l’informazione scattano le interpretazioni. Noi dobbiamo cercare di ridare certezze, potete stare tranquilli che cercheremo di farlo. Io ho cercato di capire cosa è successo con Biglia: lui ha fatto due allenamenti in cui non ha avvertito dolore, il medico gli ha fatto la risonanza da cui non è emerso nulla. C’era sicuramente l’interesse del giocatore di giocare per partecipare poi alla chiamata della nazionale argentina. Biglia è un ragazzo generoso che è legato alla Lazio e alla nazionale Argentina e quindi c’è stato un concorso di circostanze che ha portato a questo.“
Il Flaminio?
“Onestamente il Flaminio mi sta antipatico perché mi ricorda quel Lazio Napoli in cui fu annullato il gol a Seghedoni per il buco nella rete, un errore arbitrale che ci costò la serie A (ride ndr). Il problema del Flaminio è di carattere tecnico. Sì c’è la parte sentimentale che spinge verso lo stadio in città. La Lazio è nata li vicino a Piazza della libertà e poi lì c’era lo Stadio della Rondinella dove giocava Piola. Però ci sono dei problemi tecnici che sono di difficile soluzione come i parcheggi e il fatto che per fare uno stadio completamente nuovo – perché il flaminio è antico ormai e va rifatto – ci sono una serie di problemi. Lotito? Lui ha detto che ci sono problemi che rendono quasi impossibile realizzarlo. Alternative? Non ne abbiamo parlato, perché deve essere un progetto realistico e lo diventa nel momento in cui lo stadio della Roma diventa una ipotesi concreta perché a quel punto si spalancano le porte anche per la Lazio. Adesso parlo da tifoso: l’esperienza della Roma mi colpisce molto perché siamo sicuri che riusciranno a fare lo stadio? Io mi auguro di sì per il semplice motivo che se lo fanno loro possiamo farlo anche noi“.
I media avranno la possibilità di avere un giocatore da intervistare?
“Sicuramente sì ma dovranno chiedermelo”.
Formello sarà aperto alla gente?
“Sicuramente sì, bisogna vedere modi e tempi ma sarà aperto per creare un rapporto più stretto con i tifosi”.
Biglietti più contenuti?
“Su questo non sono in grado di dare una risposta perché la politica dei prezzi viene fatta da altri. Certo mi piacerebbe agevolare ragazzi e anziani. Faremo di tutto per portare la gente allo stadio ma serve un clima di entusiasmo”
Il famoso responsabile per i tifosi. C’e’ l’idea di mettere una persona che lavori ai fianchi della tifoseria?
“Chi si occuperà dei club si occuperà anche del rapporto con i tifosi”.
Manzini va via?
“No, assolutamente no.”
Il presidente può evitare quei comunicati soltanto quando la Lazio vince?
“Anche il presidente fa il tifoso”
Marco Lanari