Sabato sera la Lazio giocherà contro l’Udinese. Fortunatamente a terrorizzare la difesa della Lazio – e pensiamo di quasi tutta la Serie A – non ci sarà Antonio Di Natale che ha ormai appeso gli scarpini al chiodo. Di Natale rimarrà per sempre un simbolo indiscusso della società friulana e del nostro calcio, in diretta su Radio Incontro Olympia parla della sfida di sabato e ripercorre alcuni passi della sua carriera:
“La Lazio è una squadra di livello, Immobile è un giocatore fortissimo. Lo conosco da molto tempo, non lo vedo come prima punta, meglio da seconda punta. Lui viene molto incontro, attacca lo spazio, se fossi allenatore lo metterei in campo con un’altro compagno al suo fianco. Keita è forte veramente, voto alla sua qualità 10. Poi si deve convincere delle sue potenzialità e deve decidere di fare sul serio perchè poi ci sono tante componenti per diventare un campione. Ma dipende solo da lui e da chi gli sta vicino. Cataldi sta dimostrando il suo valore. Sostituire Biglia non è facile. È un giovane e di giovani ne abbiamo assolutamente bisogno. Milinkovic-Savic? Secondo me è un giocatore bravo negli inserimenti. Ne parlano tutti bene”. La Lazio ha fatto bene a confermare Simone Inzaghi, lo scorso anno ha fatto bene e meritava un’opportunità. Io credo che i risultati gli stanno dando ragione, ci vuole pazienza per costruire un’idea di gioco ma bisogna avere pazienza“. Anche Di Natale si unisce al club di coloro che non vorrebbero vedere Felipe Anderson fare tutta la fascia: “Non mi convince Felipe Anderson in quella posizione, troppo lontano dalla porta per le sue qualità è penalizzato. Peccato per l’infortunio di Basta, è un giocatore incredibile frenato un po’ dagli infortuni che spesso ha avuto in carriera. Ha qualità pazzesche”.
L’ADDIO AL CALCIO – “Ho smesso di giocare perchè quando si spegne qualcosa a livello mentale è giusto capire che è il momento giusto per fermarsi. Ho sempre dato tutto sul campo, fare dieci quindici minuti non era per me. Sono tornato a Empoli e faccio il papà a tempo pieno, non mi manca ancora nulla per il momento. Non ho rimpianti nella mia carriera, mi sono tolto le mie soddisfazioni.
LA CARRIERA – Rifiutai la Juventus perchè stavo bene con la mia famiglia a Udine, ero legato alla maglia e ai tifosi e sapevo di essere importante lì, è stata una scelta consapevole con il cuore e con la testa. Il giocatore più importante con il quale ho giocato è stato Sanchez, ho sempre detto a tutti che era un fenomeno. Si vedeva già quando era giovanissimo, e la sua carriera sta dimostrando che non mi sbagliavo. Il suo talento era incredibile e inconfondibile. La famiglia Pozzo è sempre stata la più brava a scoprire e a valorizzare grandi talenti. Gli anni di Guidolin avevamo tanti talenti e almeno 7/8 giocatori italiani di grande livello. Un modello simile a quello del Sassuolo. Ci vuole pazienza, e con i giovani italiani ne abbiamo sempre troppo poca. Anche i nostri allenatori stanno dimostrando di essere i migliori e se ne sono accorti anche all’estero. Ranieri è l’emblema del nostro calcio.
Io ho avuto tanti allenatori importanti, ma su tutti devo ringraziare Silvio Baldini, che ha creduto in me e mi ha valorizzato insegnandomi tanto. Quando è arrivato ha lavorato benissimo valorizzando tanti giocatori. Lui è stato il primo a giocare con il 4-2-3-1. Avevamo tanta qualità, c’era anche Tommaso Rocchi, spesso veniva impiegato largo in attacco, a volte da centrale. Quando è arrivato Tommaso Rocchi si vedeva che aveva qualità ma soprattutto vedeva la porta come pochi altri. E’stato un grandissimo giocatore e la sua carriera lo dimostra. Io non sono mai stato realmente vicino a vestire la maglia della Lazio, ci fu soltanto una chiacchierata informale ai tempi, proprio ai tempi del trasferimento di Rocchi alla Lazio, con il presidente dell’Empoli ma nulla di più“