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Altro che ritorno alla normalità: il rapporto Keita-spogliatoio è ancora teso. Ecco perché

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E’ un top player Keita. Nei tiri (5), nello scatto (quasi 33 chilometri orari), ora anche nei gol. Un top non trop, però, a sentire le parole di Lulic nel post Empoli: «Non si deve giocare da soli». Proprio il bosniaco è uno dei senatori che non ha perdonato il Balde giovane per le sue intemperanze estive. Le quali non devono essere state dimenticate nemmeno da Inzaghi, che infatti lo ha tolto al 66’. Il tecnico, poi, nel dopo gara, ha provato a giustificarsi con la scarsa condizione del senegalese, ma il cambio era preventivato. Sì, dall’egoismo. Quello che parte dello spogliatoio continua a non gradire: persino il “nuovo” Immobile impreca a ogni passaggio mancato, nonostante anche lui non pecchi di individualismo. Per fortuna, basta azzeccare l’angolo giusto per mettere tutto (e tutti) a tacere, almeno fino al momento in cui si conquista una punizione e si prova a batterla. Ma interviene Parolo, che ti scippa il pallone per far tirare nientedimeno che Radu: uno che di talento ne ha certamente molto meno del senegalese. E proprio il talento serve come il pane ad una squadra senza gioco, ma soprattutto «non si può fermare», come twitta l’agente Calenda, ritwittato proprio da Keita. Che dunque conferma ancora una volta, casomai ce ne fosse bisogno, di sentirsi ostacolato nella sua esplosione. E che, se lui balla da solo, è anche perché in tanti non vogliono ballare con lui. Il senegalese spera che presto anche altri si accodino all’amico Felipe, l’unico a reggere la sua onda, ma al momento ancora ‘divide et impera’.

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