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SOCIETA’ – Meno male che vanno in vacanza

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E’ arrivata l’estate e finalmente dopo un anno di “duro” e “faticoso” lavoro anche le Camere vanno in ferie. Le lunghe vacanze degli onorevoli, come ogni anno, sollevano anatemi, insoddisfazioni, ironie, proteste. Quaranta giorni senza riunioni d’aula a palazzo Madama e a Montecitorio stimolano alzate di scudi verso i parlamentari che, non per la prima volta, vengono considerati una congrega di nullafacenti.

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Ma in effetti, se ci si riflette bene, ci si dovrebbe augurare che in un anno quaranta fossero i giorni di seduta non quelli di ferie: anzi, meglio sarebbe se fossero ancor di meno. Le Camere si sa devono legiferare, quindi, produrre leggi. E non si può dire che non lavorino: quest’anno la Gazzetta Ufficiale ha già pubblicato la legge n. 151. Ebbene, di solito, una legge reca nuove incombenze, nuovi obblighi, nuovi oneri, nuove sanzioni, non vengono aboliti adempimenti, limiti, vincoli, anzi si creano perfino nuovi reati.

Per restare solo alle ultime settimane abbiamo una legge che introduce nel codice penale il reato di frode in processo penale e depistaggio e un’altra che si preoccupa di aggravare le pene per chi diffonda il negazionismo dei crimini di genocidio. Ha pochi mesi di vita l’omicidio stradale. Ci sono poi le ricadute della produzione normativa europea. Prima delle vacanze è stata approvata la legge europea 2015-2016, frutto dell’iper regolamentazione di Bruxelles. Il burocratismo continentale produce sempre nuove disposizioni, generando nuove spese. Mai che torni indietro, semplificando, abolendo, chiarendo. No: tutto peggiora. Le Camere trasportano nella legislazione nostrana, di solito con peggioramenti causanti danni maggiori, l’ipertrofia europea, sovente delegando al governo. Non si tratta soltanto di un numero elevato di leggi ma si tratta di un numero impressionante di commi, tanto che ormai gli uffici studi delle Camere misurano in battute la lunghezza di leggi e decreti. Gianni Agnelli rilevò che le crisi di governo più erano lunghe più erano benefiche perché si contraeva la produzione legislativa. Oggi che i governi hanno superato la durata media sotto l’anno, le ferie estive (quelle natalizie e le pause per campagne elettorali) dovrebbero essere salutate come ricostituenti per il cittadino, per il contribuente, per chiunque svolga un’attività. Quindi se ci si pensa davvero bene c’è davvero da lamentarsi per questi giorni di ferie tanto “meritati” dagli onesti interpreti della politica italiana?

 

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