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Mandolini, indagato per il caso Cucchi, promosso a maresciallo capo

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Roberto Mandolini, uno dei carabinieri indagati per falsa testimonianza nel caso Cucchi dalla Procura di Roma (secondo l’accusa avrebbe mentito ai pm della prima inchiesta coprendo il “violento pestaggio” dei tre uomini dell’Arma nei confronti di Stefano) è stato promosso da maresciallo a maresciallo capo.

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Come riportato da Il Fatto Quotidiano all’epoca dei fatti, nel 2009, il maresciallo capo era sottufficiale alla caserma Appia, da dove partirono i militari che fermarono Cucchi; prima di allora era stato vicecomandante a Tor Vergata, poi era stato messo al comando di una squadra del Battaglione mobile Lazio, caserma Tor di Quinto. Un reparto che si occupa in genere di ordine pubblico, soprattutto nei controlli a San Pietro e nelle altre zone sensibili, quindi in questo periodo in pieno servizio anti-terrorismo. Ora per Mandolini è arrivata la promozione di grado, da maresciallo a maresciallo capo: cambia poco dato che di fatto già comandava una squadra del Battaglione, ma è un premio che arriva mentre la Procura di Roma sta per chiudere le indagini dell’inchiesta bis sulla morte del Cucchi, avvenuta il 22 ottobre 2009 e, in tale inchiesta, il maresciallo capo è indagato per falsa testimonianza. Secondo l’accusa Mandolini è caduto in contraddizione proprio sulla perquisizione domiciliare eseguita la notte dell’arresto a casa dei genitori di Stefano e sulle ragioni del mancato fotosegnalamento.

La procura ha rivelato contraddizioni con quanto ricostruito e, molto probabilmente, a settembre le indagini verranno chiuse. Inoltre è da più di un anno che al reparto mobile di Tor di Quinto, anche se in un’altra squadra, c’è l’appuntato scelto Riccardo Casamassima. Lo stesso carabiniere dalla cui testimonianza si è mosso l’impianto accusatorio dell’inchiesta bis sulla morte di Cucchi, anche lui di servizio a Tor Vergata quando Mandolini ritornando dai suoi colleghi per informare il maresciallo Enrico Mastronardi, comandante della stazione, di quanto era capitato, dichiarò: “È successo un casino, i ragazzi hanno massacrato di botte un arrestato“.

La procura ha trovato importanti riscontri nel racconto di Casamassima e della sua convivente, anche lei carabiniere scelto. In teoria, in caso di missione tra più squadre del Battaglione Lazio, Mandolini potrebbe ritrovarsi nella posizione di dover dare ordini a Casamassima, che già ha subìto punizioni ufficiali. Il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette non ha mai proferito parola sul caso Cucchi.

In una nota il Comando Generale dei Carabinieri ha precisato:

“In relazione alla notizia riportata da un quotidiano concernente la promozione del maresciallo Roberto Mandolini, indagato per ‘falsa testimonianza’ nel procedimento penale riguardante la morte di Stefano Cucchi, il Comando generale dei Carabinieri comunica che il militare è stato promosso ‘ad anzianità’ da maresciallo ordinario a maresciallo capo, decorrenza 30 giugno 2015, con decreto del 1^ agosto 2016 della Direzione generale del personale militare. E’ un avanzamento di grado automatico avendo maturato 7 anni di permanenza nel grado precedente, e dovuto, non essendo rinviato a giudizio. Presso l’8^ Reggimento Carabinieri ‘Lazio’, lo stesso svolge servizio di ordine pubblico e non comanda ne’ è componente di alcuna squadra anti-terrorismo”.

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