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Anche quest’anno il motto è “aspettate per giudicare”

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In casa Lazio l’euforia manca da almeno 3 anni (da quel famoso 26 maggio), mentre nell’ultimo triennio si sono intervallati stati di depressione, a quelli di rabbia e di rassegnazione.

D

opo l’anonimo ottavo posto della scorsa stagione, col campionato di fatto chiuso ad aprile, i tifosi si aspettavano un calciomercato degno di nota, pur consapevoli che si sarebbe fatto cassa con la cessione del giocatore più forte ossia Candreva. Eppure, ad oggi, sulla carta, la Lazio non sembra per nulla rinforzata, anzi…

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LA PROGRAMMAZIONE DEL GRANCHIO

La frustrazione nasce dal fatto che per quanto ci si possa arrabbiare, protestare, abbandonare a malincuore lo stadio, le cose nel corso dei 12 anni di Lotito non sono mai cambiate. Sì magari il patron capitolino ogni tanto ha fatto un piccolo passo in avanti con un mercato discreto (come due estati fa quando arrivarono de Vrij, Parolo e Basta) per sedare la rabbia dei tifosi, salvo poi fare due passi indietro l’anno successivo. Inutile stare ad elencare i tanti treni persi per fare il cosiddetto salto di qualità.

TUTTA COLPA DEL LOCO

Lotito quest’anno se l’era studiata bene: prendere Bielsa, diciamocelo, era una gran furbata. L’impatto mediatico del Loco avrebbe occultato le grosse lacune tecniche della squadre, scaricando tutta la colpa su di lui. Peccato che il Loco più che pazzo si è rivelato saggio, ha capito l’antifona e ha mollato tutto prima di poter passare per capro espiatorio. D’altronde tutte le parole di Tare in conferenza stampa sono state col tempo confutate, dato che delle richieste fatte da Bielsa non è arrivato nessun giocatore.

PERUZZI TRA I PALI E DIACONALE SULLA FASCIA

Alla fine Candreva è partito, nessuno ne ha fatto un dramma, ma sicuramente ci si aspettava un nome di grido per sostituirlo. Ovvio che nessuno pretendeva Cristiano Ronaldo, ma per intenderci, un nome alla Immobile sarebbe andato bene. Invece al 15 agosto tutto tace e il nome di Boudebouz non esalta proprio nessuno. Ma quindi, al di là dell’arrivo di Diaconale come responsabile della comunicazione e quella del team manager Peruzzi, componenti importanti in ambito dirigenziale ma che non spostano gli equilibri della squadra, cos’è cambiato rispetto agli anni scorsi?

UNA SQUADRA DIFFICILMENTE MIGLIORABILE

A conti fatti la Lazio è la stessa che l’anno scorso è arrivata ottava. Mancano due certezze come Candreva e Klose che nel passato campionato hanno messo a segno 20 reti in due, ma in compenso sono arrivati un novero di sconosciuti. Onazi nell’ultimo mese dello scorso campionato aveva dimostrato di poterci stare in questa Lazio. Ma di colpo è stato venduto e sostituito da un grosso punto interrogativo come Leitner, che tra l’altro ha mansioni diverse dal nigeriano. Lukaku dalle prime partite è sembrato un Cavanda meno esperto (e non solo per via delle treccine), mentre Wallace parte dietro Hoedt nelle gerarchie di Inzaghi. In pratica l’undici di partenza è lo stesso della scorsa stagione con due uniche varianti ossia Lukaku a terzino sinistro e Immobile come prima punta. Con la speranza che la punta campana non si faccia mai male perché altrimenti l’unica alternativa resta Djordjevic (un brivido attraversa la mia schiena, ndr). In attesa di capire se Bastos potrà essere considerato un titolare e se arriverà Boudebouz (o chi per lui).

ASPETTATE PER GIUDICARE STYLE

Insomma, nella stagione in cui come non mai servivano certezze, sono arrivate solo scommesse. “Aspettate per giudicare” sarà il motto (anche) di questa stagione. Dopo anni di Braafheid, Kishna, Kakuta, Vinicius, Alfaro, Perea etc è lecito essere scettici e molto preoccupati per il campionato che sta per cominciare In tutto questo la Lazio parla sempre meno italiano (soltanto 6 italiani in una rosa di 28 giocatori), tant’è che per aggirare la norma sui giocatori cresciuti nel vivaio nazionale si userà l’escamotage Oikonomidis prelevato in età adolescenziale dall’Atalanta. La Lazio ha perso i suoi due uomini migliori dell’ultimo quadriennio e ha perso la sua identità tricolore. Non è dunque strano che i giocatori non sentano la maglia. Insomma, quest’anno bisognerà avere tanta fede per seguire questa Lazio. 

Fabrizio Piepoli

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