Libero Grassi nasce a Catania il 19 Luglio 1924. Il suo nome, com’egli stesso affermava, gli era stato imposto per tramandare la memoria del sacrificio di Giacomo Matteotti, segnando così il destino di colui che muore per affermare la propria libertà.
Nel 1932 la famiglia Grassi si trasferisce a Palermo. Libero vive con spensieratezza gli anni dell’adolescenza, imparando il significato dei principi di democrazia e libertà. Durante gli studi liceali, compiuti al “Vittorio Emanuele” matura una concreta ostilità al fascismo, assumendo e manifestando “pacifici” atteggiamenti antifascisti. Gli ultimi anni di studio sono turbati dallo scoppio della guerra e nel 1942 la famiglia si trasferisce a Roma dalla nonna materna. Libero si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche e nel 1943 inizia a frequentare l’università dove dimostra palese avversione alla politica antisemita, nazista e fascista. Decide così di entrare in convento come seminarista, decisione presa per il rifiuto di combattere una guerra ingiusta al fianco di fascisti e nazisti. Liberata Roma dai nazisti, torna alla sua vita in famiglia dove prosegue gli studi iscrivendosi alla facoltà di Giurisprudenza. Nel 1945 la famiglia torna a Palermo e Libero continua gli studi di legge. Una volta laureato il principale desiderio è quello di intraprendere la carriera diplomatica, conoscendo bene il francese e l’inglese. Nei primi anni ’50 decide di spostarsi al nord dove con successo mette su un’azienda con il fratello Pippo a Gallarate. Libero frequenta con assiduità il mondo dell’imprenditoria locale. A Milano conosce un imprenditore che gli propone un progetto ambizioso: impiantare stabilimenti industriali tessili a Palermo ma Libero, piuttosto che accettare un tranquillo posto come funzionario di banca, preferisce lavorare in proprio. Nasce così la MIMA (Manifattura Maglieria ed Affini), la quale produrrà per tutti gli anni cinquanta biancheria da donna, arrivando ad avere circa 250 operai. Nel 1954 ritrova Pina Maisano, architetto che aveva conosciuto durante gli anni dell’adolescenza. Si sposano e nel 1956 nasce il primogenito Davide.
Nella seconda metà degli anni ’50 Libero viaggia per l’Italia con la sua auto alla continua ricerca dei tessuti idonei alla sua produzione. Nel frattempo continua a scrivere articoli politici per i giornali locali. Il primo articolo appare nel 1961. L’imprenditore, oramai partecipante attivo alla vita politica del PRI, viene nominato nella seconda metà degli anni ‘70 dal partito quale rappresentante in seno al consiglio di amministrazione dell’azienda municipalizzata del gas. Tra il 1974 e il 1975 si getta insieme con altri amici in una nuova avventura imprenditoriale: l’idea di realizzare una società dal nome “Solange impiantistica” il cui intento è quello di sfruttare l’energia solare per produrre energia elettrica però non ha successo. L’azienda pur essendo costituita non iniziò mai a lavorare. Nel ’79 i vecchi locali della SIGMA vengono venduti dalla proprietà ad un costruttore palermitano. Libero è costretto a lasciare la sede per cercarne un’altra.
Questo trasferimento segna l’inizio di una serie di difficoltà economiche e sociali per l’azienda di famiglia. A metà degli anni ’80 iniziano i problemi con la criminalità organizzata. Grassi riceve una telefonata di minacce: deve pagare una certa somma a due emissari che si presenteranno per riscuotere ma lui si rifiuta di pagare. La prima conseguenza è il rapimento di Dick, il cane lasciato a guardie degli stabilimenti della SIGMA, che verrà poi restituito in fin di vita. Poco tempo dopo due giovani a volto scoperto tentano di rapinare le paghe dei dipendenti della fabbrica: verranno identificati e arrestati grazie ad alcuni dipendenti. Libero sa che è solo l’inizio poiché la sua azienda, terza leader italiana nel settore della pigiameria con un fatturato di sette miliardi, non può non suscitare gli appetiti dei malavitosi palermitani.
Il 10 gennaio 1991 Libero Grassi fa pubblicare al Giornale di Sicilia una lettera nella quale motiva il suo no all’ennesimo ricatto: “Volevo avvertire il nostro ignoto estortore che non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia… se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ‘Geometra Anzalone’ e diremo no a tutti quelli come lui”. L’imprenditore rifiuta l’offerta di una scorta ma consegna simbolicamente alle forze di polizia le quattro chiavi dell’azienda chiedendo protezione per gli stabilimenti della SIGMA. Nel frattempo viene contattato da Sandro Ruotolo, redattore di Samarcanda, che lo invita a RAI 3 per parlare della sua lotta condotta, purtroppo, nell’indifferenza degli industriali siciliani. La trasmissione dell’11 aprile 1991 è fondamentale nell’iter di contrapposizione al crimine che Grassi sta conducendo perché rende il suo caso di dominio nazionale, quale emblema civile della lotta alla mafia. Nel frattempo viene invitata a Palermo per trarre impressioni e notizie sul fenomeno della mafia una giornalista tedesca, Katharina Burgi, della rivista Nzz Folio. Tra le persone che incontra vi è Libero Grassi, l’imprenditore divenuto famoso per aver rifiutato di cedere al ricatto che gli imponeva la mafia. La giornalista resta colpita dalla forza di Grassi, che appare deciso a lottare per la difesa dei propri interessi con la speranza di essere esempio per tanti altri siciliani rassegnati dinanzi alla mafia.
Libero Grassi viene assassinato il 29 agosto 1991 alle ore 7.30 del mattino. Un assassinio infame in cui è stato ucciso l’uomo ma non la sua idea che continuerà a vivere nel ricordo di ogni cittadino. La stampa locale nazionale farà di lui un martire della resistenza al “regime” mafioso.