Era nell’aria da diversi giorni, ma nessuno poteva, anzi voleva crederci. La società aveva persino annunciato Bielsa, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti o quasi. Eppure in cuor suo ogni laziale covava scetticismo. “Uno dei migliori allenatori del mondo che siede sulla panchina della Lazio. Com’è possibile con questa presidenza?”. Ognuno di noi, dentro di se, si ripeteva questa domanda. E infatti Bielsa non è mai arrivato a Roma e mai arriverà. Si parlava di una rivoluzione bielsista, invece c’è stato un terremoto.
La Lazio, o meglio la società Lazio, ha toccato ieri il punto più basso della sua gestione mostrando per l’ennesima volta diverse lacune a livello di progettualità e mediatico. Lotito è stato l’artefice assoluto di questa figuraccia, ma ieri le tv e i giornali di tutto il mondo non menzionavano Lotito ma la Lazio. Chi ci va di mezzo è sempre lei, la nostra amata, che ci scalda i cuori da 116 anni. La Lazio e il popolo laziale sono gli unici a pagarne le conseguenze, non Lotito, non Tare. Fa male vedere che alcuni tifosi in queste ore stanno godendo di quanto accaduto. “Sono contento che Lotito abbia fatto questa figuraccia”, la frase che ho spesso sentito e letto in queste ore, niente di più sbagliato, perché a pagarne le spese siamo sempre noi. Lotito rimane sempre lì ben ancorato alla poltrona e tempo qualche giorno tornerà a prendersela con la stampa e con i tifosi. Come quando saltarono Allegri e Donadoni e poi disse che il reale obiettivo era sempre stato Pioli e che la stampa aveva inventato tutto. Quest’anno c’era anche il tempo per pianificare bene la prossima stagione, dato che la Lazio a fine aprile era già in vacanza.
Ma tornando a Bielsa, il problema non è che non sia venuto Bielsa, la Lazio esisteva prima di lui ed esisterà dopo. Il problema è che si sono create delle aspettative che adesso nessun altro allenatore potrà mantenere alte. Inzaghi partirà mentalmente con l’idea di essere un rincalzo dell’ultim’ora. Al contempo, il nuovo allenatore quale credibilità avrà agli occhi dei giocatori che già pregustavano di essere allenati da Bielsa?! Parliamo dei big della Lazio come Biglia, Marchetti, de Vrij, Keita etc.
Per non parlare che, a detta della stessa società, l’ambiente fa molto. Dopo la fallimentare scorsa stagione, c’era bisogno di un gesto eclatante per ricucire il rapporto. Bielsa poteva essere quel personaggio di raccordo tra la società e il popolo laziale, perché sarebbe stato dipendente di Lotito ma mai suo subordinato. Come dimostra di fatto il comunicato da lui scritto ieri sera in cui spiega i motivi per cui ha rifiutato di venire a Roma (leggilo qui). Ora la ferita si è allargata ulteriormente: anche i lotitiani più convinti hanno inveito contro il presidente. La ferita adesso è uno squarcio, davvero difficile da rammendare, se non impossibile. Se la scorsa stagione l’Olimpico faceva 5000 tifosi a partita, quest’anno quanti ne farà?
Infine c’è anche il capitolo giocatori da considerare. Candreva non vede l’ora di andare via: dire che da un mese sta pregando l’Inter di acquistarlo è un eufemismo. Dal punto di vista di noi tifosi questo flirt ci fa arrabbiare, ma bisogna chiedersi perché Candreva che un anno fa dispensava parole d’amore verso la Lazio e prometteva di diventare una bandiera, adesso non vede l’ora di andarsene? Perché inopinatamente questo cambio di rotta così radicale? Stesso discorso per Biglia, che pare fosse stato convinto a restare a Roma grazie all’avvento di Bielsa. Come si comporterà adesso? Finiamo con Felipe Anderson, che ha già minacciato la società che parteciperà alle Olimpiadi ad ogni costo. Se la Lazio riuscisse a impedirglielo rischierebbe un’antipatica situazione di separato in casa, se invece concedesse il placet lo perderebbe per tutto il ritiro e per l’inizio del campionato.
Arriviamo quindi al titolo iniziale di questo articolo: ad oggi 8 luglio abbiamo una squadra umiliata e derisa in tutto il mondo, una seconda o forse terza scelta in panchina, un ambiente disamorato e un novero di giocatori demotivato che non vede l’ora di lasciare Roma. I presupposti con cui sta iniziando questa stagione sono pessimi e, con tutti i gesti apotropaici del caso, parlare di B è ovviamente una visione estremamente pessimista e improbabile, ma non impossibile. D’altronde chi ha qualche capello bianco in più ricorderà la Lazio del 1985…. Adesso è inutile chiedere a Lotito di cedere la Lazio, sua principale fonte di reddito e di popolarità, c’è bisogno che la gente laziale torni unita e faccia sentire la sua voce, come due anni fa aveva fatto con Libera la Lazio che aveva fatto traballare Lotito. Serve una protesta civile ma vigorosa. Serve che i laziali tornino ad essere un popolo.
Fabrizio Piepoli