“In effetti allenare era l’ultima cosa a cui pensavo”,- parola di Massimo Oddo che sulla Gazzetta dello Sport si è raccontato – “Volevo diventare direttore sportivo o d.g., poi nel maggio 2015 mi hanno scaraventato dentro a Pescara subentrando all’ultima giornata a Baroni. Poteva succedere di tutto. Abbiamo perso in finale playoff, ma l’ultimo campionato culminato con la promozione è stato esaltante. E’ andata così, tutto in fretta, nulla di ragionato. Ho preso la laurea in Scienze politiche commerciali manageriali dello sport. Ho la fiducia del presidente, che è l’aspetto più importante. Non posso pensare solo al presente, devo necessariamente programmare con il club. E se arrivano i risultati diventa tutto più facile. Il mio rinnovo fino al 2019 va letto in quest’ottica”.
Quali sono i “maestri” di Oddo? “Ho ascoltato tutti, ho imparato da tanti. Da Novellino al primo anno importante a Napoli, da Malesani per il lavoro sul campo, da Ancelotti per la gestione del gruppo. Ho vissuto dentro il calcio studiando tutti gli aspetti, positivi e negativi”. Non aspettatevi un Pescara difensivista: “Non farò barricate contro la Juve a Torino. Proverò a giocarmela, è la mia filosofia. In fase di non possesso palla dobbiamo essere ordinati nelle marcature, nelle diagonali, nell’indirizzare sull’esterno la manovra altrui. In fase di possesso voglio un caos organizzato: meno prevedibili possibile, mai statici. Pensanti. Con una corsa di qualità, pure, perché bisogna anche saperla dosare. L’abbraccio a Cosmi? Sul momento mi sono stupito dello stupore. E’ apparsa come una cosa eclatante, ma io ho imparato il rispetto facendo sport per anni. Il fatto che Serse stesse in quel momento tornando in panchina, distrutto per la A sfumata, e che io l’abbia raggiunto lì giù ha reso il tutto più clamoroso”.
Infine una battuta sulla Lazio: “Io non ho sentito nessuno direttamente, ho letto sui giornali. Peruzzi? Persona eccezionale, il suo ritorno fa bene al calcio”.