Il presidente della Lazio Claudio Lotito è tornato sulla vicenda Bielsa:
«La quantificazione dei danni la farà l’avvocato. Vede perché non bisogna parlare? Perché poi il giorno dopo escono fuori delle cose che non sono veritiere oppure che ti vengono messe in bocca. Ogni giorno esce una nuova versione. Quel contratto è depositato in Figc e in Lega, io non dico niente, potete andare e reperirlo. Dico solo che l’ operazione per ingaggiare Bielsa è stato un atto d’amore nei confronti della tifoseria, con lui avevamo impostato la logica pascoliana del fanciullino: dicevano che la Lazio non fa più sognare e noi avevamo risposto così, scegliendo uno di fama e di spessore internazionale. Avete visto, no, che cosa avevamo messo in piedi? E poi continuano a chiamarmi Lotirchio… Se uno va a leggere il contratto mi dice, “Ah Loti’, ma che hai fatto? Sei impazzito?”. Eravamo pronti a un grosso sacrificio, stavamo superando anche tutti i problemi di carattere tecnico. Io con Bilesa non ho neanche mai parlato direttamente di persona, l’ho visto solo una volta in vita mia: ho delegato tutto a Calveri che era riuscito a risolvere ogni questione e i suoi desiderata. Ma anche senza Bielsa porteremo avanti gli investimenti necessari per migliorare la squadra. Gli acquisti ci saranno e andremo avanti con Inzaghi. Con Bielsa volevamo dare una scossa all’ambiente, tutto il club era compatto su questa decisione, purtroppo non è andata bene: avevamo invocato Pascoli, ci siamo ritrovati Machiavelli».
Il patron biancazzurro, nell’intervista riportata da Libero, ha anche commentato lo scontro con i giornalisti in conferenza stampa sabato scorso:
«Io non parlo con la stampa da un anno e mezzo: quella che si è alzata e se ne è andata è gente che sarà richiamata all’Ordine, a livello deontologico, dov’è il problema? Allora è inutile che facciamo la conferenza stampa… io ho partecipato in qualità di presidente della Lazio, era una giornata istituzionale. Ha parlato il ds Tare, ha parlato l’avvocato Gentile e hanno spiegato tutto. Chi era presente sapeva già in partenza che non avrei risposto alle domande, io ero là per chiudere e dare un giusto segnale di rappresentanza del club. Non sono obbligato a rispondere, qual è il problema? In fondo sono il padrone di casa e avevo avvisato che non ci sarebbero state domande da fare perché non ri-spon-do. Chi c’era ha protestato perché voleva fare altre cose, i loro attacchi vanno avanti da tempo. I soggetti sono sempre gli stessi, che fra l’ altro non annovero neanche nell’elenco dei giornalisti, il livello mio è completamente diverso, non posso parlare con questa gente».