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EURO 2016 – Il mental coach Corapi: “Sempre al fianco di Petkovic. E’ una persona molto aperta”

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Il mental coach Sandro Corapi ad Euro 2016 ha di nuovo affiancato Petkovic nella preparazione e nella gestione della Nazionale Svizzera. Raggiunto dai microfoni di Calciomercato ha raccontato il suo ruolo nella gestione di una squadra, sia dal punto di vista degli aspetti motivazionali che mentali, e dello stesso Petkovic.

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La Svizzera, eliminata agli ottavi dalla Polonia ai calci di rigore, ha raggiunto il suo massimo traguardo in un Europeo. Prima dei tiri dal dischetto Petkovic ha riunito i suoi giocatori in cerchio per caricarli emotivamente: Petkovic è un tecnico che quando prepara la partita cura in modo dettagliato e particolare gli aspetti motivazionali e mentali dei suoi uomini. Durante il periodo di preparazione a quel famoso 26 maggio a Roma abbiamo avuto modo di approfondire la nostra rispettiva conoscenza e la stima è aumentata. La nostra collaborazione in questi anni è continuata. Vlado e io prima di ogni gara della squadra elvetica ci siamo sempre confrontati. Ovviamente rapporto e comunicazione si sono intensificati nel periodo della fase finale degli Europei“.

Come si prepara una nazionale con aspetti culturali diversi da giocatore a giocatore? “Non è molto diverso da una squadra di club dove c’è molta più disomogeneità visto che ci sono giocatori provenienti da paesi diversi. Sotto questo punto di vista nelle squadre di club è più difficile rispetto a una nazionale”.

Un aneddoto riguardo la sua esperienza in questo Europeo? “Con Petko ci siamo trovati in totale sintonia nell’assegnare più responsabilità ad alcuni giocatori. Soprattutto attraverso dei colloqui individuali prima della gara con la Romania. Petkovic è stato bravo nel trovare il modo e il tempo giusto per poterli effettuare. Alcuni giocatori determinanti del gruppo ne hanno beneficiato ricevendo una forte carica emotiva”.

In questo Europeo le nazionali dispongono di meno stelle ma sono più forti in organizzazione e concentrazione. Come si preparano mentalmente squadre come il Galles, in cui ci sono anche elementi disoccupati, o come l’Islanda, giocano in serie B, a confrontarsi con nazionali più  importanti? “In quei casi si punta sull’appartenenza e sull’orgoglio personale. I loro tecnici sono stati bravi a creare spirito di gruppo. Anche Conte è riuscito a far riappassionare alla sua squadra il pubblico italiano pur non avendo i favori del pronostico. Questa è la dimostrazione che in questo sport sono più importanti le motivazioni e i rapporti umani che gli aspetti tecnici. Se poi una squadra è in possesso di entrambi sicuramente può essere considerata una grande. Gli allenatori hanno valorizzato il concetto di collaborazione tra singoli al servizio del gruppo, avranno impresso nei giocatori il concetto di collettività più che quello di individualità creando la magia e l’amalgama giusta nello spogliatoio”.

Alcuni dei giocatori che in stagione hanno disputato più di 40 partite sono sembrati sotto tono. Crede siano arrivati scarichi alla competizione? “Non è possibile arrivare fuori forma a una competizione così importante. Semmai non sono arrivati abbastanza motivati. I motivi variano di persona in persona. Non esiste scarico mentale ma scarico motivazionale e quando capita incide pesantemente sia sulla prestazione mentale che su quella fisica. Non avevano chiaro il loro obiettivo e questo li ha portati a non essere determinati e senza voglia di vincere, qualità determinanti per restare concentrati e motivati”.


 

 

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