Ieri mattina la Finanza ha effettuato delle perquisizioni in Campidoglio e nella sede di Metro C spa, il contraente che sta realizzando la linea più costosa d’Europa. Il blitz, deciso dal pm Erminio Amelio, titolare dell’indagine, ha portato gli uomini delle forze dell’ordine ad acquisire documenti sugli appalti che potrebbero rivelarsi utili all’inchiesta sulla lievitazione dei costi, le procedure e i tempi di consegna della terza linea metropolitana.
320 milioni di fondi pubblici gettati al vento. Truffa aggravata ai danni di enti pubblici: è questo il reato contestato a tredici indagati, tra cui ci sono anche l’ex assessore alla Mobilità Guido Improta (facente parte della giunta di Marino) ed Ercole Incalza, ex dirigente del ministero delle Infrastrutture.
L
’accusa riguarda due versamenti a Metro C ritenuti non dovuti. Il primo, effettuato il 3 gennaio 2014, il contraente ha ottenuto 230 milioni ma, secondo la Finanza, ha tratto in inganno sia i finanziatori dell’opera (Stato, Regione Lazio e Campidoglio) sia il Cipe, che ne ha autorizzato il pagamento. L’altro, è del 1° agosto dello stesso anno, riguardante un pagamento di 90 milioni per la prima fase funzionale dei lavori ma, anche in questo caso, gli investigatori pensano che la somma non dovesse essere versata dato che è frutto di una transazione fuorilegge.
Queste le altre persone indagate: per Metro C il presidente del cda Franco Cristini, l’ad Filippo Stinellis, il dg Francesco Maria Rotundi e il direttore dei lavori Enrico Molinari, scelto per sostituire il suo predecessore, Stefano Perotti, arrestato a marzo 2015 con Incalza. Per Roma Metropolitane, società al 100% del Comune, i consiglieri di amministrazione Massimo Palombi, Andrea Laudato e Massimo Nardi, il direttore tecnico Luigi Napoli e i responsabili unici del procedimento Giovanni Simonacci e Andrea Sciotti.
L’inchiesta della procura però non è l’unica aperta sulla metro C. Infatti anche la Corte dei Conti, che già nel 2012 mise in discussione i «costi inaccettabili, quasi triplicati per l’esecuzione di questa importante arteria sotterranea», sta indagando. Inoltre un anno fa fu l’Anac, l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, a preparare un dossier sui ritardi e sugli sprechi: i costi d’investimento aumentati di 700 milioni a fronte di «un ridimensionamento del progetto»; 45 varianti, molte introdotte dopo i rilievi archeologici, senza «adeguate indagini preventive»; 65 milioni versati dopo un arbitrato alle imprese per attività in realtà «già ricomprese» nel contratto iniziale; «mancanza di trasparenza ed efficienza» e, ancora, irragionevoli «vantaggi riconosciuti al contraente generale dell’opera».
La metro C, che parte da Centocelle-Pantano, alla periferia est della Capitale, per ora arriva a San Giovanni. Per costruire tre chilometri, raggiungendo il Colosseo, il consorzio di imprese che cura i lavori ha annunciato che per la realizzazione ci vorranno 84 mesi, addirittura sette anni. Dopodiché ancora non si sa se il progetto continuerà fino a piazza Venezia e resta ancor più pura utopia raggiungere piazzale Clodio, il capolinea previsto sin dall’inizio. Per ora il Campidoglio, visti gli enormi costi, non ci pensa proprio. In campagna elettorale, Virginia Raggi, non ancora sindaca, aveva già fatto presente che dopo la stazione Colosseo si sarebbe resa necessaria «una riflessione». E per ora non ha di certo cambiato idea.